Molise(nti): Il flop di Conte e Schlein. Intanto Meloni passa sopra le incertezze del governo
Il risultato delle urne del Molise ha dato un esito di continuità nella Regione, ma anche l’ennesimo specchio della politica nazionale, con la prevalenza del candidato centrodestra nonché sindaco di Termoli Francesco Roberti, che fin dalle prime sezioni scrutinate aveva staccato gli altri candidati. Per la coalizione di centrosinistra, sostenuto da sei liste, era candidato Roberto Gravina, esponente del Movimento 5 Stelle, nonché sindaco di Campobasso, mentre correva da solo Emilio Izzo, indipendente, sostenuto dalla lista “Io non voto i soliti noti”. Una giornata, quella di ieri, divisa tra voto e polemiche. Perché dopo la chiusura delle urne, alle ore 15, sono iniziati gli scrutini, ma con tempistiche e modalità che sono sembrati fin dall’inizio poco funzionali.
Difatti, lo spoglio è stato molto lento – con poche decine di sezioni a oltre sei ore dalla chiusura delle urne – con l’aggravante della mancanza sia di proiezioni che di exit pool, che non hanno portato nel corso della giornata un quadro sull’effettivo esito. In ogni caso, le urne del Molise hanno deciso di riconfermare come governatore un esponente del centrodestra, e di Forza Italia, come lo era stato il Presidente uscente, Donato Toma, che non si era ricandidato, mantenendo anche quella tendenza che ormai sembra caratterizzare tutto il Paese. Gli elettori che erano chiamati alle urne erano poco oltre 300mila (327.805), ma al voto hanno partecipato meno della metà, circa 157mila cittadini, con l’affluenza che è calata a picco attestandosi al 47,94% e scendendo di circa quattro punti rispetto alla ultima tornata, nel 2018 quando però si votò in un solo giorno. Un dato che conferma la scarsa partecipazione e che non si allontana dai numeri che sono stati registrati alle altre elezioni amministrative degli ultimi mesi e settimane. Nonostante il numero non particolarmente cospicuo dei votanti, il Molise ha in qualche modo rappresentato l’ennesimo esame – sia per il centrosinistra che per il centrodestra – per la politica nazionale.
In particolar modo, il risultato delle urne è stato un banco di prova per la tenuta del centrodestra e per il partito di Forza Italia, che si trovava per la prima volta al voto dopo la morte di Silvio Berlusconi. Prova passata, da entrambi i lati. Ennesimo flop, invece per il centrosinistra e per il sindaco di Campobasso che nella coalizione raccoglieva, oltre ai pentastellati, le forze di sinistra, dal Partito Democratico a Sinistra Italiana. Il Molise, difatti, portava all’esame un altro tentativo di alleanza giallo-rossa tra il partito di Elly Schlein e quello di Giuseppe Conte, che però non è andato a buon fine. I due leader per queste prove di matrimonio elettorale avevano anche fatto la loro comparsa sul territorio durante la campagna, anche se non si sono mai presentati l’uno accanto all’altro né di fronte alle telecamere, né in occasioni di comizi o per dichiarazioni congiunte. Conte aveva trascorso il Molise un paio di giorni e anche Schlein aveva fatto la propria visita, con un incrocio di agende che li ha fatti però incontrare per un caffè informale, come per non creare un caso nazionale, in un bar a Campobasso. E così a favore di telecamera i due leader, insieme al segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, sono rimasti a tavolino per circa 40 minuti. Una presenza che si è sentita e si è vista, anche se il record lo ha battuto il vicepremier Matteo Salvini che si è recato in Molise quattro volte per un mese per la campagna elettorale, mentre non si è vista la premier Giorgia Meloni. Eppure, il tentativo di presenza insieme a quello di campo largo, non ha dato frutti. Anche il Molise è la prova che la strategia portata avanti, per ora, non funziona.
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