Esteri

Monsieur Micron

di Adolfo Spezzaferro -


Ci risiamo, la Francia torna ad attaccare pesantemente l’Italia. Stavolta a puntare il dito contro il governo italiano è Stéphane Séjourné il capo di Renaissance, il partito del presidente francese Emmanuel Macron. Ma l’obiettivo finale dell’attacco non è Roma: è la destra francese di Marine Le Pen, i cui consensi sono aumentati parallelamente al crollo della popolarità di Macron a causa della riforma delle pensioni. “L’estrema destra francese prende per modello l’estrema destra italiana. Si deve denunciare la loro incompetenza e la loro impotenza. Meloni fa tanta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace”. Così Séjourné, citato dal quotidiano Le Figaro in un articolo sulla crisi tra Italia e Francia dal titolo “Nonostante le loro differenze, Meloni agitata come uno spauracchio anti-Le Pen dal governo”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal canto suo mette il dito nella piaga di Macron: “Io credo che si utilizzi la politica degli altri governi per regolare i conti interni. Non mi sembra una cosa ideale sul piano della politica e del galateo, però ognuno fa le scelte che vuole fare”. Così la premier replica a Parigi nel corso della visita ufficiale a Praga. Sottolineando poi che Macron e i suoi hanno appunto un problema di calo del consenso interno. “Toni inaccettabili e offensivi. La Francia non può dare lezioni a nessuno. Portino rispetto al governo italiano”. Lo scrive su Twitter il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, replicando anche lui alle parole di Séjourné.
È l’ennesimo capitolo dello scontro tra Italia e Francia. Il clima tra i due governi è diventato teso dopo la dichiarazione del ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin: la Meloni è “incapace di risolvere i problemi migratori” dell’Italia, che conosce “una gravissima crisi migratoria”, ha detto intervistato da Rmc su alcune affermazioni del Rassemblement National della Le Pen sulla situazione alla frontiera franco-italiana. Dopo queste parole, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annullato la prevista visita a Parigi e l’incontro con la collega francese Catherine Colonna. L’improvvida uscita di Darmanin, già questa strumentale più al dibattito politico interno che a un attacco premeditato nei confronti dell’Italia, si è comunque trasformata in un autogol. E dopo aver definito l’esecutivo Meloni “un governo di estrema destra scelto dagli amici della signora Le Pen”, è stato bersagliato dalla destra francese.
“Proseguono le assurde dichiarazioni da parte di alcuni politici francesi nei confronti del governo italiano. Affermazioni che dimostrano la presunzione di chi pensa più ad impartire lezioni agli altri invece che gestire la caotica situazione in casa propria. I ‘macroniani’ dovrebbero guardare all’ordine pubblico devastato in Francia, tra proteste e manifestazioni infuocate al centro di Parigi, piuttosto che preoccuparsi della politica italiana sull’immigrazione. Noi non ci faremo intimidire dalle critiche, il governo di centrodestra va avanti con decisione nelle sue scelte, necessarie per la sicurezza del Paese e la tutela dei cittadini”. A sottolinearlo è il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (FI).
Stiamo assistendo dunque a un vero e proprio paradosso nella fase geopoltica attuale: Italia e Francia che in teoria avrebbero tanti interessi in comune spesso finiscono per litigare. Peraltro a solo due anni dalla firma del Trattato del Quirinale tra Parigi e Roma. Molto voluto dai francesi e un po’ imposto se vogliamo agli italiani è il primo trattato bilaterale e ricorda da lontano quello dell’Eliseo del 1963 Francia-Germania, che ha fatto da base alla guida Ue di questi due paesi. Ora che la Germania non è più egemone, quel ruolo lo vorrebbe la Francia. Tuttavia i nostri cugini d’Oltralpe, come tutti gli altri Paesi Ue, sono scarsamente sensibili alla questione migranti posta dal governo italiano. Parigi, come tutti gli altri Stati membri lo ripetiamo, si fa gli affari suoi. Anche perché non esiste una politica migratoria Ue per via di interessi ovviamente divergenti. Anzi, la Francia fa la sua politica migratoria di respingimento sulle nostre spalle. Non dimentichiamo infatti che in passato la polizia francese a Mentone ha pure sconfinato per ricacciare da noi i clandestini.

GLI ETERNI LITIGANTI CHE DOVREBBERO ESSERE ALLEATI

Tuttavia Roma e Parigi dovrebbero avere interessi comuni da gestire insieme – l’unione fa la forza – nella Ue (sul fronte dei conti pubblici e del Patto di stabilità, per esempio), nel Mediterraneo e in Africa. A livello geopolitico e di sicurezza e non solo sul fronte dell’emergenza migranti. Ma, come insegna la storia recente, anche qui Parigi spesso – si veda la Libia di Gheddafi – ha perseguito i suoi interessi a discapito di quelli italiani.
Certo è che fintanto che la destra della Le Pen continuerà a crescere nei sondaggi, Macron e i suoi non cesseranno di puntare il dito contro la destra della Meloni. Sebbene, come chiarito dalla stessa leader di Rn, se proprio si dovesse parlare di convergenze e somiglianze tra formazioni francesi e italiane, è la Lega di Salvini quella più vicina al partito della Le Pen. Macron però non va per il sottile, anche perché il premier è la Meloni, non Salvini.

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