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Montecitorio, primo sì alla legge che evita il carcere alle donne con figli piccoli

Il provvedimento ora passa al Senato. Il primo firmatario Paolo Siani: “E’ una questione di civiltà”

di CdG -

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Con 241 voti a favore, 7 contrari e due astenuti, la Camera dei deputati ieri ha detto sì in prima lettura alla proposta di legge sulla “Tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”, che ha lo scopo principale di integrare e modificare la normativa attuale che, in vigore da una decina di anni, ha creato gli Istituti di custodia attenuata. Ad oggi, infatti, può capitare che bambini anche molto piccoli vivano insieme alle madri detenute in particolari istituti che, pure in forma attenuata, mantengono però comunque la struttura di un carcere. Il tutto, spesso, in condizioni drammatiche se si considera la situazione delle carceri italiane. E con conseguenze non sempre prevedibili sulla crescita dei bambini.

Il provvedimento dunque mira ad escludere che le donne con figli piccoli conviventi siano rinchiuse e quanto alle prospettive e soluzioni alternative proposte, si punta a promuovere il modello delle “case famiglia protette”, che si intende sostenere anche stipulando accordi e convenzioni specifiche tra il ministero competente e gli enti locali per l’individuazione delle strutture più idonee ai fini indicati. Strutture evidentemente in cui, sottolinea il primo firmatario della legge Paolo Siani, “il bambino non ha alcuna percezione di vivere in un carcere, può crescere meglio e avere migliori rapporti con la sua mamma che è sicuramente più serena e più pronta anche a cambiare e a redimersi”, perché “lo sviluppo del cervello di un bimbo è più veloce nei primi due anni di vita e molto influenzato dall’ambiente in cui vive. E sarà influenzato in maniera positiva se l’ambiente è stimolante, mentre se cresce in un carcere il suo cervello avrà solo effetti tossici”.

Nel testo, inoltre, si disciplina anche il rinvio dell’esecuzione della pena, il divieto di applicazione della custodia cautelare in carcere per la donna incinta ed il ricorso, in casi particolari di esigenze cautelari di eccezionale rilevanza (nello specifico, “pericolo per la sicurezza”), ad istituti di custodia attenuata per detenute madri. Sono poi stati approvati alcuni emendamenti al testo originario: tra essi in particolare quello promosso dalla Lega, in cui si precisa che è in ogni caso applicabile il “regime speciale” previsto dall’articolo 41bis. Le misure contenute nel disposto normativo, va ricordato, si applicano anche ai padri qualora la madre sia deceduta o impossibilitata ad assistere i figli.

“E’ una questione di civiltà, ma anche di diritti costituzionali negati” ha dichiarato il primo Paolo Siani (Pd). Che ha poi sottolineato il fatto che con questo primo semaforo verde “si mette fine ad una profonda ingiustizia, che condannava a vivere i primi anni di vita, i più importanti per un bambino, in un carcere”. L’idea dunque è quella di mettere, giustamente, l’interesse supremo del minore in cima ai pensieri del legislatore, come del resto suggerito anche dall’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia, che più volte aveva dichiarato: “Il nostro obiettivo è mai più bambini in carcere”.

Ora il testo passa al Senato per poi, in caso di approvazione anche dalla Camera alta, tornare a Montecitorio. In proposito il relatore del provvedimento Walter Verini, secondo cui l’approvazione “rappresenta un importante passo in avanti verso la cancellazione di questa inammissibile, vergognosa situazione che si verifica nelle carceri italiane”, ha aggiunto: “Ci auguriamo che il Senato possa esaminare a sua volta al più presto il testo della Camera, la cui approvazione definitiva sarà un passo dì civiltà e umanità per il nostro Paese. E una spinta al Governo e al Parlamento per interventi sempre più urgenti e necessari sulla situazione carceraria, contro il sovraffollamento, per una pena che sia davvero rieducativa e riabilitativa”.

Stando alle statistiche, al momento ci sono poco meno di venti bambini al seguito delle loro madri detenute (nel 2019 erano circa il doppio). Anche alla luce di tale dato e al netto di eventuali sempre possibili atteggiamenti scorretti di chi potrebbe sfruttare i vantaggi della norma in corso di approvazione, ogni tentativo di ridurre a zero il numero dei minori innocenti costretti a patire dietro le sbarre va sempre e comunque percorso.


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