Attualità

La morte del cane alla catena a Piacenza diventa un caso politico

Brambilla invoca l'applicazione della sua legge: "Misure più severe possibili"

di Maria Graziosi -


Per la morte di un cane a Piacenza, avvenuta il 4 luglio scorso, è stato indagato il suo proprietario, un 28enne del posto. L’animale, di razza Amstaff, è stato rinvenuto privo di vita legato a una catena. Diverse le ipotesi sul decesso. Ora toccherà all’inchiesta fare piena luce attorno ai fatti. Che, adesso, entrano a gamba tesa nel dibattito politico del Paese con l’annuncio, da parte di Michela Vittoria Brambilla, che la Leidaa si costituirà parte civile nel provvedimento al fine di ottenere dai giudici la sentenza “più severa possibile”.

La scoperta e l’indagine

L’animale si trovava in un cortile di un’abitazione della periferia della città emiliana. Era già da qualche tempo che i vicini avevano chiesto un intervento denunciando una situazione di grave abbandono. Quando, sul posto, sono arrivati i vigili del fuoco e i volontari di un’associazione animalista, non c’era già più nulla da fare. La morte del cane a Piacenza ha scatenato, insieme alle polemiche, anche un’indagine. La salma dell’animale sarà sottoposta ad autopsia. Due le ipotesi per il decesso: disidratazione o strozzamento, con la sua stessa catena.

La morte del cane a Piacenza, l’indignazione di Brambilla

In una nota, Brambilla ha fortemente deplorato i fatti e chiesto giustizia invocando l’applicazione della legge che porta il suo stesso nome: “La morte di un cane Amstaff, strozzato dalla sua stessa catena o disidratato è intollerabile: grazie alla Legge Brambilla il tempo dell’impunità è finito! Per questo, con la nostra Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente che mi onoro di presiedere, saremo parte civile al processo per assicurarci che la legge che porta il mio nome venga applicata nella misura più severa possibile”.


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