Attualità

Mosca fa la lista nera, Roma si scopre unita (per un attimo)

di Andrea Fiore -


Pare che il Ministero degli Esteri russo abbia deciso di stilare una sua personalissima blacklist (lista nera) di “russofobi”.
Una lista di nomi sgraditi a Mosca. Tra questi, niente meno che: Sergio Mattarella, Antonio Tajani e Guido Crosetto.
Una mossa “grave e inaccettabile”, dicono giustamente dalle istituzioni italiane, con tanto di comunicati ufficiali, dichiarazioni accorate e solidarietà bipartisan.

E fin qui, nulla da eccepire.
Se non fosse per un piccolo dettaglio che aleggia silenzioso nelle stanze della politica nostrana: questi tre nomi non sono esattamente benvoluti nemmeno da una parte significativa della sinistra italiana.
Anzi, in certi ambienti (quelli un po’ più radicali), non li inviterebbero nemmeno a cena. E non da oggi.


Solidarietà a targhe alterne?

Mattarella? “Troppo istituzionale.”
Tajani? “Un berlusconiano travestito da europeista.”
Crosetto? “Lobbista delle armi.”
Eppure, davanti all’elenco russo, scatta un coro indignato che sembra dimenticare, per un attimo, decenni di diffidenza, editoriali infuocati e critiche a raffica.

Viene quasi da chiedersi: ma la solidarietà vale solo quando il nemico è esterno?
Quando a insultare è la Russia, allora i nostri politici diventano improvvisamente tutti eroi da difendere?
E quando lo fa un talk show nostrano o qualche influencer “alternativo”, va tutto bene?

Lista nera in aiuto

La verità è che la politica italiana riesce ancora una volta nel suo sport preferito: indignarsi a orologeria.
Con applausi quando serve, fischi quando conviene, e memoria corta quando fa comodo.

Intendiamoci: nessuno merita minacce né liste di proscrizione, da Mosca o da nessun altro.
Ma sarebbe bello vedere lo stesso livello di sdegno anche quando gli attacchi arrivano da dentro casa.
O no?


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