Attualità

Natale al buio

Commercianti, ristoratori, piccole imprese. Panico da freddo. Viaggio nell'Italia che protesta per il gas e rischia di chiudere.

di Edoardo Sirignano -


Alberi spenti e negozi chiusi. Non è opera del Grinch. A rubare il Natale degli italiani è il caro bollette. Se in Cina si torna di nuovo al lockdown per il Covid, nel nostro Paese si resterà a casa per le sanzioni inflitte alla Russia dopo il conflitto in Ucraina. Mentre Mosca dice che le scorte Ue non basteranno, tante le attività, in tutto lo stivale, che nei prossimi mesi, ridurranno gli orari di lavoro o addirittura sceglieranno di non riaprire più. Basti pensare alla storica pasticceria Carraturo di Napoli che si è vista la bolletta triplicata o alla storica tavola calda di via Teulada, che per non aumentare il costo del pranzo agli impiegati potrebbe valutare di fermare un’attività decennale.
Non è utopia neanche pensare che durante le prossime vacanze ci saranno uomini con la barba lunga o donne con i capelli scompigliati. Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Piemonte, riferendosi a barbieri e parrucchieri, chiarisce come “le piccole imprese, pur consumando meno, saranno le più penalizzate”.
Tali difficoltà, a Napoli, vengono affisse alle vetrine. Gli aderenti alla Confcommercio partenopea al posto dei capi di stagione, mettono in mostra le imposte da pagare. Per il presidente nazionale Carlo Sangalli “il salasso del gas è la nuova pandemia”. Una cosa è certa, nelle strade dello shopping si passeggerà finalmente a piedi.
La macchina passerà di moda. Se il prezzo della benzina al momento è stabile (1,775 euro al litro), pur essendo altissimo rispetto a dodici mesi fa, quello del diesel continua a salire (1,856 euro al litro).
Il problema, però, che a differenza degli ormai lontani tempi dello “state a casa”, non si potrà stare tranquilli neanche tra le mura domestiche. I termosifoni accesi un grado in giù e un’ora in meno, annunciati dal ministro Cingolani, non sono neanche l’antipasto di ciò che realmente ci aspetta. Gli italiani dovranno abituarsi a chiudere gli elettrodomestici prima di uscire, a non lasciare più le luci della sala da pranzo accese, a girare con la copertina in casa e soprattutto a mettere l’indispensabile nel carrello. Se il record dell’aumento spetta ai prezzi dell’olio di semi (+63%) per le difficoltà di importazione dall’Ucraina, il caro energia si scarica a valanga su tutta la spesa, con rincari che vanno dal 34% per il burro al 15% per le uova. Tra i prodotti che segnano aumenti ci sono anche la margarina (+24%), la farina (+23%), il riso (+22%), la pasta (+22%), il latte conservato (+19%), i gelati (+18%), la carne di pollo (+16%), le verdure fresche (+12%) e la frutta (+8%). Ecco perché il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini chiede subito lo stop dei dazi Ue sull’import dei concimi, azione che nei fatti non solo salverebbe tanti operatori del settore, ma renderebbe più semplice la vita di tanti concittadini. Per Codacons ogni famiglia tra settembre e novembre si troverà a spendere 711 euro in più rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. L’8,4% di inflazione, registrata ad agosto, potrebbe salire ancora. A confermarlo il dato relativo ai beni di largo consumo, giunti al 9,4 per cento, un punto sopra la media nazionale.
Uomini e donne, intanto, non pagano più neanche il condominio. “Il 70 per cento degli inquilini – rivela Confedilizia Napoli sulle colonne del quotidiano Il Messaggero – è moroso”.
A pagare il prezzo delle sanzioni a Mosca potrebbe essere addirittura l’istruzione dei nostri figli. L’allarme proviene sia dai dirigenti scolastici che dalle mamme, le quali chiedono a Palazzo Chigi di non toccare il tempo dedicato all’apprendimento.
Potrebbero, però, essere spostate tutte le lancette. La società di Medicina Ambientale, ad esempio, propone di passare, sin da subito, in modo permanente all’ora legale. “Così si potrebbero guadagnare sessanta minuti di luce al giorno – spiega in una nota il team di esperti -. Si risparmierebbe un miliardo solo nel primo biennio”. Cambiare le abitudini di vita, però, per qualcuno potrebbe significare anche ricorrere più spesso allo psicologo, l’unico probabilmente che potrà beneficiare del momento di difficoltà. Questa volta a darci ristoro non ci sarà neanche un bicchiere di rosso. Manca il vetro per imbottigliare. A rivelarlo Micaela Pallini, presidente di Federvini. I sacrifici non ci saranno solo per chi beve vino, ma per lo stesso latte. A rischio crac una stalla su dieci. “Può saltare – concludono i produttori – un’intera filiera produttiva”.


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