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NEET LO CERCANO NEET LO TROVANO

di Giovanni Vasso -


Un italiano su tre non cerca nemmeno più lavoro. Anzi, più di un terzo della popolazione in età attiva, è scoraggiata. I dati dell’Istat non lasciano dubbi. A novembre scorso, l’occupazione è scesa sensibilmente (-0,1%) mentre è salita, altrettanto sensibilmente, la fascia di popolazione inattiva. Il problema sta nelle percentuali totali, non in quelle dei trend. In particolare, i neet italiani sono il 34,5% dell’intera popolazione tra i 15 e i 64 anni. Il dato è salito di un decimo di punto percentuale e, dunque, si conferma altissimo. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. Difatti, il problema dell’inattività affligge specialmente le fasce giovani della popolazione.
Non studia e non lavora addirittura il 74% dei ragazzi italiani tra i 15 e i 24 anni. In pratica, tre giovani su quattro starebbero, per usare una retorica ingenerosa e non sempre conforme alla realtà, sdraiati sul divano. Si tratta di un dato che, comunque, risulta in miglioramento rispetto al 2021 (-0,4%) e anche se paragonato a quello di ottobre scorso (-0,2%). Se il confronto, invece, è con settembre si registra un aumento (+0,3%) a testimonianza del fatto che tanti, troppi ragazzi, lavorano come stagionali e poi vengono lasciati a se stessi. Secondo i numeri, si tratta di un esercito sterminato da 4,26 milioni di ragazzi con le braccia conserte. Ma non è tutto, perché per i più giovani c’è una durissima realtà da dover ingoiare, quello della disoccupazione. Il tasso dei disoccupati (23%) supera quello degli occupati (20%). Tirando le somme, solo venti giovani su cento hanno un’occupazione.
L’inattività è troppo alta anche tra i 25-34enni. Il tasso è al 24,9%, uno su quattro non ha lavoro né è impegnato in un percorso di studi. Rispetto ai più giovani, si assiste a una dinamica differente. Sull’anno, il calo è più marcato (-0,8%). Lo è anche se si prende a riferimento settembre (-0,5%) ma cresce dello 0,2% su base mensile. In tutto, sono poco più di 1,5 milioni. Il dato sugli inattivi crolla tra i 35-49enni. Qui è pari “solo” al 19,5%, uno su cinque. Rispetto a ottobre, il tasso cresce di un decimale ma le dinamiche sono praticamente immobili per poco meno di 2,3 milioni di persone. L’inattività torna a crescere, infine, tra i 50-64enni. Si tratta del 34,9% di “neet” tra i seniores. L’oscillazione è quasi nulla ma fa registrare un aumento dello 0,3% solo a ottobre. Qui, in virtù delle dinamiche demografiche, il numero è il più alto di tutti: gli inattivi anziani sono poco meno di 4,8 milioni.
C’è ancora un altro aspetto da tenere presente in merito al problema dell’inattività. Affligge in particolar modo le donne. Il divario di genere è ampio, troppo. Secondo i dati Istat, infatti, il tasso di inattività maschile tra i 15 e i 64 anni è pari al 25,4%. La percentuale schizza al 43,6% se si prende in considerazione la sola popolazione femminile. Gli altri dati non sono certo lusinghieri e raccontano la realtà di un Paese che crede troppo poco alle donne. Il tasso di occupazione tra gli uomini, infatti, è pari al 69,4%, mentre quello di disoccupazione sfiora il 7 per cento attestandosi sulla soglia del 6,9%. Solo una donna su due, invece, è occupata e il tasso femminile si ferma al 51,2%. Quello di disoccupazione, invece, sfonda il 9 per cento (9,1 per la precisione).


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