Esteri

Nelle mani dell’Europa

Italia a sovranità limitata. Bruxelles punta ad indirizzare le politiche economiche degli Stati membri. Von der Leyen: ora siamo davvero pronti a riformare i Trattati.

di Alessio Gallicola -

Ursula von der Leyen


L’Europa rinvia le scelte. E l’Italia al palo ora attrae i buyer mondiali.

La Nuova Europa di Ursula nasce qui, nell’Aula del Parlamento di Strasburgo riunito in plenaria per ascoltare il discorso sullo Stato dell’Unione. E lei, la von der Leyen, abbigliata in giallo-blu in omaggio all’Ucraina, usa toni perentori per spiegare che, in sostanza, nulla sarà come prima. Sono successe troppe cose, dal Covid in giù, per pensare ad un’Unione ancorata al vecchio schema. “Se siamo seri e la vogliamo più larga, con l’adesione di nuovi paesi, dobbiamo anche essere pronti per riformarla”. Così pronti che un attimo dopo parte l’annuncio: “E’ arrivato il momento di convocare la Convenzione per la riforma dei Trattati Ue, come ha chiesto il Parlamento europeo”. E allora via con qualche assaggio del menù che ci si dovrà attendere da Bruxelles nei prossimi tempi. La strategia alla base del piano sembra parlare di un nuovo interventismo della Commissione negli affari economici dei Paesi membri, nonostante poco tempo fa il commissario Breton avesse assicurato una costante mediazione con gli interessi dei singoli Stati.

In pratica, l’Ue deciderà dove, come, quando e con che strumenti sarà possibile fare impresa in Europa. L’elenco parte dalla creazione di regole comuni sul fare impresa nel Continente. “Intendiamo varare un pacchetto di provvedimenti di supporto alle imprese medie e piccole, date le pressioni derivanti dall’alta inflazione e dall’incertezza attuali – spiega la von der Leyen -. Includerà una proposta per un unico set di regole fiscali per fare impresa in Europa, che verrà chiamato Befit”. In questo caso l’obiettivo è facilitare il percorso verso la creazione e soprattutto il mantenimento in vita di un’azienda. “Meno burocrazia significa migliore accesso al dinamismo di un mercato continentale. E rivedremo anche la direttiva sui pagamenti, perché è semplicemente ingiusto che un fallimento su quattro sia dovuto a fatture non pagate in tempo”.

Il percorso verso la deglobalizzazione, dunque, è assolutamente tracciato. Termini come “reshoring” e “nearshoring”, vale a dire l’allocazione delle produzioni in Pesi vicini, meglio se appartenenti all’Ue, faranno sempre più parte del vocabolario economico continentale, con Bruxelles a dare indicazioni anche sul tipo di business da intraprendere. In tema di energia, ad esempio. Viva l’idrogeno verde, la nuova frontiera dell’Europa. Pronto uno stanziamento considerevole, circa 3 miliardi di euro, che dovrebbero costituire il bilancio di una “Banca europea dell’Idrogeno”. Anche qui la molla è l’ambizione di creare un mercato dell’idrogeno verde, con l’obiettivo di produrne 10 miliardi di tonnellate entro il 2030. Insomma, va portato avanti un “cambiamento di paradigma” dell’economia europea riguardo all’energia.

Sul piano della filosofia, si tratta di un’inversione di tendenza abbastanza marcata rispetto a quanto eravamo abituati a vedere finora, con un’Ue spesso troppo titubante nel dettare le regole di indirizzo. Ma è evidente che la situazione attuale richiede una velocità di esecuzione delle misure in linea con quanto accaduto nell’emergenza Covid. In proposito arriva puntuale l’alert di Standard&Poor’s, l’agenzia di rating che avverte: “Il successo del piano Ue dipenderà dalla rapidità nell’attuazione degli strumenti e dall’interazione tra le varie misure ch e saranno messe in campo”.

Ed è proprio questa rapidità che fa nascere sospetti, da parte degli analisti, sulle reali intenzioni di Bruxelles. Da più parti si parla di “commissariamento” delle economie degli Stati col pretesto della soluzione alla crisi dell’energia. Ed è chiaro a tutti che un Paese come l’Italia, appetibile grazie alle solide basi della sua economia ed all’apprezzabile stato di salute delle infrastrutture, specie quelle energetiche, possa entrare nel mirino degli investitori. Con il placet della Nuova Europa di Ursula.


Torna alle notizie in home