Economia

Nessuno ci può giudicare

di Giovanni Vasso -

FILE PHOTO: Signage is seen outside the Moody's Corporation headquarters in Manhattan, New York, U.S., November 12, 2021. REUTERS/Andrew Kelly


Appesi a un rating. Ieri l’Italia, in attesa della pubblicazione della valutazione di Moody’s da cui potrà dipendere molto del futuro prossimo del Paese, ha mostrato i muscoli. La borsa di Milano ha chiuso a +1,05%, miglior piazza d’affari d’Europa. Economisti e istituzioni hanno ribadito la forza dell’economia italiana. Con la speranza di farsi sentire, fin dall’altro lato dell’Oceano. Moody’s, infatti, fa paura perché nelle scorse settimane è uscito un paper in cui i suoi analisti si mostravano più che scettici rispetto alla tenuta dei conti.
Il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ha messo le mani avanti. E ha ricordato che l’Italia è fuori dalla recessione. Grazie, soprattutto, alla “resilienza” del suo sistema economico e produttivo. Il titolare del Mef è intervenuto, a Milano, all’evento Investopia Europe e si è rivolto direttamente ai mercati e agli investitori. “Grazie al sostegno delle politiche economiche, l’economia si è dimostrata resiliente, in particolare in Italia”, ha spiegato il ministro dopo aver ripercorso tutti i nodi globali dell’economia, dal Covid fino alla crisi energetica. Per Giorgetti è stato possibile “evitare una nuova recessione mantenendo circoscritti i fenomeni di instabilità bancaria e finanziaria”. Già, perché in Italia (almeno finora) non si sono registrati scossoni sul fronte bancario. A differenza dei grandi mercati occidentali del credito e della finanza, dagli Stati Uniti fino alla Svizzera passando per la Germania, che ha collezionato crisi, fallimenti e clamorose corse agli sportelli.
Secondo Giancarlo Giorgetti, poi, l’Italia ha ancora tanto da dire. E tira in ballo le stime del prodotto interno lordo. “I dati dell’economia italiana continuano a evidenziare una notevole resilienza, a partire dall’incoraggiante dato del Pil nel primo trimestre dell’anno, con una crescita congiunturale dello 0,5% e una previsione per l’anno in corso a +1,2%”. Non sono certo numeri da buttar via, ma anzi si collocano “tra i valori più alti in Europa”. Il titolare del dicastero del Mef ha ribadito che “larga parte di questa spinta positiva” va attribuita “all’export, cresciuto a febbraio di un ulteriore 10,8%, allungando la striscia positiva di 24 mesi consecutivi, e agli investimenti internazionali, che dal 2021 sono incrementati dell’83%, anche questo è un record europeo”.
Non ci vuole un grande esperto di economia per comprendere che Giorgetti parla alla platea degli esperti di Investopia affinché gli economisti dell’agenzia di rating di Moody’s intendano. Poche ore prima della pubblicazione del temutissimo rating, il ministro ha sottolineato alcuni punti che sono importanti. Il primo riguarda la solidità del sistema bancario nazionale. Il secondo investe le potenzialità di un’economia che è in crescita. Il terzo afferisce all’export, dunque alla bilancia commerciale, che prestissimo potrebbe tornare in attivo per il nostro Paese. In queste circostanze dichiarare “junk”, cioè spazzatura, i titoli italiani dovrebbe essere quantomeno azzardato. Il timore che Moody’s percorra la via del declassamento c’è stato. Il rischio, immediato, sta nella perdita di credibilità, sui mercati, dei titoli emessi dallo Stato italiano. I grandi investitori internazionali potrebbero pensarci due volte prima di acquistare obbligazioni tricolori, costringendo il Tesoro a “comprare” la loro fiducia alzando, in maniera decisa, i tassi di interesse e, quindi, la remunerazione per chi investe, prestando sostanzialmente soldi all’Italia.


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