Esteri

Netanyahu tra due fuochi: l’elettorato non crede più in lui e il governo scricchiola

di Ernesto Ferrante -


Benjamin Netanyahu è sempre più scomodo e isolato. Il 62% degli israeliani non voterebbe per un partito politico disposto a sostenere l’attuale primo ministro in una coalizione di governo. A rivelarlo è stato l’ultimo sondaggio pubblicato da Channel 12, poche ore prima che il ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, comunicasse la sua intenzione di non voler più far parte della squadra di maggioranza. Il crollo di Netanyahu è verticale. Il 30% degli elettori che lo hanno premiato in occasione delle elezioni del novembre 2022, non rifarebbe di nuovo questa scelta. Attualmente solo il 19% degli intervistati è favorevole a dare fiducia ad una formazione a suo sostegno. Gantz, che prima del 7 ottobre era dalla parte dell’opposizione, è stato l’unico leader ad accettare la richiesta di “Bibi” di formare un esecutivo di unità nazionale e ha ottenuto un posto all’interno del gabinetto ristretto di guerra, dove è uno dei tre membri con diritto di voto, insieme allo stesso primo ministro e al ministro della Difesa, Yoav Gallant. A far saltare i ponti è stata la mancata presentazione di un piano postbellico per la Striscia di Gaza prima dell’8 giugno. Buona parte dell’opinione pubblica israeliana è stanca della situazione attuale. Il 56% delle persone interrogate dalla seguitissima emittente ha espresso il proprio appoggio alla proposta di cessate il fuoco in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi, annunciata una settimana fa dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. La stessa percentuale ritiene che il sostanziale “no” del primo ministro risponda solo a calcoli politici. Netta è la disapprovazione per il trattamento che il governo sta riservando alle famiglie degli ostaggi: il 72% ha espresso malcontento e il 75% è scontento delle azioni poste in essere a sostegno degli israeliani evacuati dalle comunità vicino alla Striscia e al Libano.
Benjamin Netanyahu è tra due fuochi. Non meno problematiche sono, infatti, le pressioni dei suoi alleati di estrema destra, tra cui il suo ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, che hanno minacciato di lasciare il suo governo in caso di accordo di cessate il fuoco con Hamas. Forte è anche la freddezza internazionale.


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