Politica

PRIMA PAGINA-Niente speculazioni sulla sicurezza del lavoro

di Giuseppe Ariola -


Se una tragedia come quella di Suviana diventa terreno per uno scontro tra i sindacati e la politica siamo veramente alla frutta. E accusare i parlamentari di non vivere la quotidianità del mondo del lavoro perché sono trincerati tra Camera e Senato è ridicolo almeno quanto sostenere la tesi, avanzata da tanti lavoratori che non si riconoscono nelle varie sigle confederali, secondo la quale i sindacati non risolvono i problemi dei propri iscritti perché qualora lo facessero non avrebbero più motivo di esistere, ovvero di fare tessere. Ma riavvolgiamo il nastro.

Mentre sono ancora in corso le ricerche dei dispersi a seguito dello scoppio della centrale idroelettrica nel bolognese, parte lo sciopero proclamato dai sindacati anche sul tema della sicurezza. Una protesta di 4 ore che in Emilia Romagna è stata estesa a 8, proprio sulla scorta del drammatico incidente che ha scosso l’intero paese. Ferma restando la necessità di potenziare norme e misure relative alla sicurezza sul lavoro, che deve essere una priorità di ogni governo, perché è inaccettabile uscire la mattina per portare la pagnotta a casa e non farvi ritorno per incidenti accorsi durante l’attività professionale, ancora non si sa cosa sia accaduto a Suviana, dove la magistratura ha prontamente aperto un’indagine per accertare le cause dell’incidente.

Circostanza fatta presente dalla senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli ad Agorà che in merito a quanto avvenuto alla centrale idroelettrica ha anche salutato con favore la presenza di Schlein, Bonaccini e del ministro del Lavoro Calderone definendola “un’assunzione di responsabilità da parte della politica e delle istituzioni”. La vicepresidente del Senato, a proposito dello sciopero, ha poi stigmatizzato il comportamento della Cgil per voler strumentalizzare “la tragedia per due tessere in più” accusando di sciacallaggio Maurizio Landini. Apriti cielo!

La reazione – scomposta – non si fa attendere. “Chi è Ronzulli? In vita sua ha mai lavorato una volta?” replica Landini spostando l’attenzione dal merito della questione a un attacco personale. Oltretutto un vero e proprio autogol, perché il numero uno della Cgil, come la quasi totalità degli italiani, può giustamente non conoscere storia personale e vita privata dei parlamentari, ma proprio per questo farebbe meglio a non avventurarsi su terreni così impervi. Il rispetto e la dovuta riservatezza che si deve a chiunque impongono anche a chi scrive di non commettere violazioni della privacy. Ma una cosa è certa, dal lavoro in ambito sanitario fin da giovanissima a quello presso la segreteria del presidente Berlusconi, passando per l’attività parlamentare, europea e italiana, nessuno additerebbe mai Licia Ronzulli di essere una scansafatiche, al massimo qualcuno potrebbe lamentarsi di aver lavorato troppo collaborando con lei. Chiarito questo, torniamo alle accuse lanciate da Landini che estende le proprie invettive a tutta la classe politica. “Quelli che parlano – è la tesi – lo fanno perché noi che lavoriamo paghiamo le tasse, anche per loro. Dovrebbero avere rispetto per chi in questo Paese si fa il mazzo tutto il giorno”. Teorema sostenuto anche dal segretario generale della Uil, Pier Paolo Bombardieri, secondo il quale “fare speculazioni politiche stando tranquillamente seduti nei Palazzi è facile”. Una sintesi logica di queste affermazioni porterebbe a concludere che i lavoratori lavorano, i politici non fanno altro che scaldare le sedie in Parlamento e i sindacati semplicemente indicono scioperi. Evidentemente, non è così e, anzi, è paradossale che su episodi così gravi e tragici non si riesca a fare una proficua sintesi e si preferisca scadere in polemiche che non servono a nessuno, tantomeno ai lavoratori. La verità, come ci ha detto Licia Ronzulli, è che “Il tema della sicurezza sul lavoro non è e non può essere una voce su cui speculare”. Speriamo lo capiscano una volta per tutti anche i sindacati, più che per sé stessi, nell’interesse dei lavoratori che sono chiamati a rappresentare.


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