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Nigeria: oltre 50mila cristiani uccisi dal 2009 nel silenzio dei media

Cinque milioni di sfollati e più di 20.000 chiese distrutte. Una tragedia dimenticata dai media e ignorata dal mondo

di Anna Tortora -


Nigeria: oltre 50.000 cristiani uccisi dal 2009 nel silenzio dei media. La Nigeria è oggi uno degli epicentri mondiali della persecuzione religiosa. Eppure, nonostante i numeri impressionanti di morti, sfollati e chiese distrutte, il silenzio dei media internazionali è assordante.

Papa Francesco, fino agli ultimi giorni della sua vita, non ha mai smesso di ricordare questa realtà tragica: “Le persecuzioni non sono una cosa del passato. Oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa.”

Dal 2009, la violenza anticristiana in Nigeria ha assunto proporzioni drammatiche: oltre 50.000 cristiani uccisi, 5 milioni di sfollati, 20.000 chiese distrutte. Dietro a questi numeri ci sono nomi, famiglie, comunità cancellate da una spirale di odio e terrore.

Una crisi ignorata, chi sta massacrando i cristiani in Nigeria?

    La Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa, è oggi profondamente diviso tra nord e sud, tra comunità musulmane e cristiane. Le violenze si concentrano soprattutto nel nord-est e nel nord-ovest del Paese, dove operano gruppi terroristici come Boko Haram e la fazione ISWAP (Stato Islamico dell’Africa Occidentale).
    A queste milizie jihadiste si aggiungono i pastori Fulani, spesso protagonisti di attacchi contro villaggi cristiani nel centro del Paese. Le aggressioni avvengono di notte, e lasciano dietro di sé villaggi rasi al suolo, chiese incendiate e centinaia di morti. Nonostante l’enormità di questa tragedia, la questione riceve ancora scarsa attenzione da parte dei media internazionali. Le vittime aumentano, ma spesso restano invisibili all’opinione pubblica globale. Un silenzio che rischia di diventare complice.

    Libertà religiosa a rischio: l’omicidio di Don Matthew Eya

    Un tragico esempio recente è l’uccisione di Don Matthew Eya, sacerdote assassinato il 19 settembre 2025 nello Stato di Enugu, nel sud-est della Nigeria. È stato colpito da colpi d’arma da fuoco mentre viaggiava sulla strada Eha-Alumonah–Eha-Ndiagu, in una zona nota per la presenza di gruppi armati e criminali.
    La notizia è arrivata solo due giorni fa, in un clima di assuefazione e indifferenza da parte dei media locali e internazionali.

    Quello di Don Matthew non è un caso isolato. Dal 2022 a oggi, decine di sacerdoti sono stati rapiti o uccisi, molti dei quali proprio durante la celebrazione della Messa o mentre si prendevano cura delle loro comunità. Le chiese non sono più luoghi sicuri. La libertà religiosa è diventata un concetto teorico, non più una garanzia costituzionale.

    Un genocidio dimenticato

    La tragedia dei cristiani in Nigeria non è un’emergenza temporanea, ma un genocidio a fuoco lento. Se i numeri parlano chiaro, il silenzio che li circonda grida ancora più forte. È compito di ogni cittadino informato non solo sapere, ma anche diffondere la verità. “Sei cristiani vengono uccisi ogni giorno in Nigeria e nessuno ne parla.”. Il mondo non può più permettersi di ignorare. La libertà religiosa non è un privilegio: è un diritto umano fondamentale.


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