Cultura & Spettacolo

“NOI ABBIAMO USATO LE MATITE”, L’ultimo libro di Roberto Paradiso

di Francesco Certo -


Storie e aneddoti poco conosciuti di situazioni e uomini che hanno fatto e fanno la storia delle missioni spaziali sovietiche e russe. Con qualche inattesa sorpresa

di R.R.P.

Il 20 luglio del 1969 Neil Amstrong scende dall’Apollo 11 e tocca il suolo lunare. L’uomo raggiungeva un obiettivo fino a quel momento inimmaginabile. Il mondo intero rimase incollato agli schermi della televisione per ore, non senza stupore, non senza fantasticare un futuro che da quel momento si immaginava diverso e migliore. “Gli Usa avevano vinto la prima, fondamentale, “battaglia” spaziale con i nemici sovietici!” Questo il commento quasi unanime della stampa occidentale. Ma si trattò di vera battaglia, o dietro la barriera della guerra fredda si nascondevano scambi segreti di informazioni tra le parti? Ed è bastato mettere i piedi sulla luna per definirsi i migliori in ambito astronautico? Quali differenze erano e sono ancora alla base dei due progetti spaziali? E quali gli stati d’animo dei protagonisti delle imprese nei momenti salienti delle stesse? A questi e ad altri interrogativi risponde il libro di Roberto Paradiso: “Noi abbiamo usato le matite”, edizioni: “Il Mio libro” (acquistabile anche su Amazon). Un volume corredato da documenti, a volte inediti, scovati e recuperati dall’autore grazie alla sua passione per il campo aerospaziale e alle numerose conoscenze di personaggi che allora, come ora, lì operano. La frase che dà il titolo al libro è stata attribuita a Sergei Pavlovic Korolev, il “progettista capo”, padre del programma spaziale sovietico. Sarebbe, secondo alcune versioni, nata da una domanda allo stesso Kolorev posta da un suo collaboratore: “Lo sapeva che la Nasa ha speso un milione di dollari per creare una penna che funzioni nello spazio?” E lui, di getto: “Noi abbiamo usato le matite! In realtà, si tratta di una leggenda metropolitana. Korolev, la cui identità restò segreta fino alla sua morte, non pronunciò mai quella frase, ma la stessa incarna, dice Paradiso, “lo spirito che ha animato il programma spaziale dell’URSS prima e della Russia poi: trovare soluzioni semplici a problemi complessi. Uno spirito alla “Mc Gyver”, che ha consentito a questa grande nazione di primeggiare con genialità nella corsa allo spazio ingaggiata con i “rivali” americani”. Ma Paradiso non si limita a raccontare gli scenari che dietro le quinte hanno caratterizzato l’ideazione e la messa in opera delle missioni spaziali sovietiche e russe, ma da’ ampio risalto anche agli aspetti umani che hanno attraversato gli animi di coloro che erano destinati ai viaggi nello spazio. E così vengono fuori pagine di racconti dove si tratteggiano con sensibilità, i dubbi, le preoccupazioni, i sogni, le fantasticherie, le paure, le debolezze, la forza d’animo, l’orgoglio, la passione e l’amore di quei protagonisti per un lavoro così rischioso, ma nello stesso tempo unico e affascinante. Paradiso non evita di evidenziare gli aspetti legati al momento politico di quegli anni. Alle contraddizioni che emergevano tra la ferrea disciplina militare e politica imposta dal Partito Comunista e le personalità, la natura, di chi era destinato a quelle missioni. Ma nello steso tempo ci tiene a sottolineare come di fondo, in quell’ambiente caratterizzato da una forte ideologizzazione, ci fosse, negli uomini tutti, un prepotente tratto romantico. Una visione di quel che si faceva, sia in ambito preparatorio che nei momenti a bordo delle navicelle, vissuta con un nitore quasi fanciullesco, che spesso sconfinava nella meraviglia, e, non di rado nella poesia, come accadde a Titov, che in orbita, recitava le poesie di Pushkin. Frutto, sottolinea a ragione Roberto Paradiso, di quella sensibilità culturale russa che aveva avuto in Dostoevskij, Cechov, Tolstoj, Puskin, Nekrasov, Tjutcev, Sacharov, Solzenicyn e tanti altri ancora, i suoi padri illustri. Cosa in gran parte sconosciuta agli astronauti americani. Quanto è riportato nel volume è stato sovente raccontato nel blog tv di Roberto Paradiso: “Le storie di Kosmonautika”, presente e molto seguito su Facebook e su Twitter, al quale di volta in volta partecipano personaggi esperti del settore, oltre ad amanti del tema spazio. Tra questi, ultimamente, ha voluto dare il proprio contributo l’attore e umorista Corrado Guzzanti, compagno di liceo di Roberto Paradiso, che con lui ha sempre condiviso l’amore per l’astronautica, anche se, dice Guzzanti, “Roberto era molto più ferrato di me… forse troppo, tanto che a lui imputo molti mal di testa d’allora!” Paradiso, come detto, non fa mistero che la gran parte dei fatti e delle chicche nel libro riportati sono frutto di suoi contatti con alcuni ex e attuali cosmonauti russi, tra i quali: Alexander Misurkin, in questi giorni in viaggio nello spazio con la Sojuz MS-20, Mark Serov, in servizio fino a poco tempo fa, Natalia Zudova, figlia del Comandante Vjaceslav Zudov, protagonista della drammatica missione della Sojuz-23 e con Maria Chekanova, nipote del comandante delle squadre di soccorso che hanno recuperato tutti cosmonauti atterrati dal volo, da Gagarin in poi. L’autore, che nel 2012 ha pubblicato il libro: “Storie di anime e di mondi” sempre per le edizioni “Il Mio libro”, è facilitato nelle sue ricerche dalla conoscenza della lingua russa. Una conoscenza da autodidatta, perfezionata nel tempo da una caparbietà frutto dell’amore per una materia, lo spazio, che, come dice lui stesso, è ormai come il prato della sua casa. Il libro, che si avvale delle prefazioni di Letizia Davoli, astrofisica e giornalista televisiva di Sat 2000 e di Stefano Mossa, astrofilo e blogger, si legge con facilità e riesce ad appassionare anche un pubblico poco avvezzo all’argomento, grazie a una scrittura semplice e fluida che sa rendere comprensibili alcuni importanti elementi tecnici altrimenti seriamente complicati. Il volume è arricchito da foto, molte delle quali inedite. Un piacevole, ulteriore elemento di approfondimento e conoscenza.


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