Lavoro

Non c’è lavoro, ma almeno il tavolo

di Cristiana Flaminio -


Giorgia Meloni tende la mano ai sindacati. La premier ha chiesto aiuto e collaborazione alle parti sociali. In ballo c’è il futuro economico e sociale dell’Italia. Perché la situazione è a dir poco inquietante. Ieri pomeriggio, quando erano da poco passate le 16.30, è iniziato il tavolo di confronto tra il governo e i sindacati. All’appuntamento, assieme a Giorgia Meloni, c’erano i ministri alla Funzione Pubblica Paolo Zangrillo, il titolare del dicastero allo Sviluppo Economico Adolfo Urso, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra al Lavoro Marina Calderone e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. Dall’altro lato del tavolo, c’erano Maurizio Landini, segretario generale Cgil, Luigi Sbarra (Cisl), Pierpaolo Bombardieri della Uil e Paolo Capone (Ugl). L’incontro è durato poco più di due ore.
La presidente Meloni ha inquadrato la situazione con i termini dell’emergenzialità sottolineando la necessità di fare squadra per uscire dalla crisi, con apertura e collaborazione: “Abbiamo sempre riconosciuto l’importanza del confronto con le parti sociali. Il nostro approccio è di totale apertura e rispetto. Dove ci porterà questo confronto dipenderà dell’approccio e dalla disponibilità di ciascuno di noi. Stiamo affrontando il momento più difficile della storia repubblica e questo richiede da parte di tutti un supplemento di responsabilità. Bisogna mettere da parte i preconcetti e, nel rispetto delle diverse convinzioni, è necessario provare a ragionare tutti nella stessa direzione: la difesa dell’interesse generale”.
I temi caldi e sull’economia, per Meloni, sono quelli relativi al cuneo fiscale, pensioni e occupazione. Lo scenario descritto dalla premier è angosciante: “In questo momento la priorità delle priorità è il lavoro, la grande criticità italiana. L’Italia ha tra i tassi più bassi di occupazione dell’Occidente, ha tra i più bassi tassi di lavoro femminile, tra i più alti tassi di lavoro nero”. Per quanto riguarda le pensioni, Meloni è stata netta: “Siamo nel mezzo di una crisi internazionale sociale, usciamo da una pandemia, c’è una crisi energetica in corso, un aumento dei costi delle materie prime, una inflazione vicina al 10%, salari per lo più inadeguati, pensioni di oggi basse, e quelle future rischiano di essere inesistenti”. Meloni, inoltre, ha assunto un primo impegno: “Abbiamo anche una tassazione sul lavoro che è un grande freno, tassi di interessi che tornano a salire. In definitiva, non è una situazione facile quella che troviamo, ma la affronteremo”.
Pier Paolo Bombardieri, all’esito dell’incontro, ha ribadito la centralità del Reddito di cittadinanza (“ha dato aiuto a chi è stato in difficoltà”) e ha ribadito la necessità di detassare le tredicesime e, contestualmente, di mantenere la rotta sull’età pensionabile o meglio sugli anni contributivi per accedere all’assegno pensionistico: “Ricordo che la proposta di Cgil, Cisl e Uil è di far uscire chi ha lavorato quarantuno anni di fila a prescindere dall’età anagrafica”.
Maurizio Landini non è uscito molto soddisfatto dall’incontro con Meloni, seppur ha riconosciuto alla premier un’apertura importante per un dialogo: “Il presidente del consiglio ha dichiarato una grande disponibilità a un confronto sui vari temi da affrontare anche per le scelte strategiche che devono essere fatte. Ha dichiarato che considera il rapporto con le parti sociali molto importante. Sul piano formale questo è un elemento su cui abbiamo dichiarato la nostra piena disponibilità al confronto, alla discussione e ad avanzare proposte”. Ma in concreto, per Landini, c’è stato poco: “Nel merito ad oggi noi risposte non ne abbiamo avute”.


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