Non c’è pace per Chiara Poggi
E nell’inchiesta sul delitto di Garlasco scoppia la polemica sull’ipotesi della riesumazione del cadavere di Chiara Poggi. Ad accendere la miccia è stato l’avvocato Massimo Lovati, legale del nuovo indagato Andrea Sempio, che tra il sogno del sicario e l’incubo del Fruttolo si è lanciato ora in una nuova premonizione, dopo il comunicato della Procura di Pavia sull’affidamento della consulenza medico-legale alla professoressa Cristina Cattaneo, la quale dovrà riscrivere l’analisi autoptica sul corpo della ragazza uccisa nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007. D’altronde la consulenza medico-legale era l’ultimo atto che, fino a pochi giorni fa, rimasto indenne dalla nuova inchiesta, che da marzo scorso ha messo nel mirino Sempio, accusato di concorso in omicidio con altre persone, e punta a tracciare, sulla base di risultanze investigative e riscontri tecnici, una verità diversa da quella processuale, culminata nella condanna ad Alberto Stasi. La super consulente chiamata dal pool di magistrati pavesi, guidati da Fabio Napoleone, dovrà riconsiderare tutti gli aspetti rilevati nell’autopsia effettuata all’epoca dal dottor Marco Ballardini, che presenterebbe incongruenze ed elementi rimasti senza una spiegazione scientifica. A spingere gli inquirenti a chiedere alla Cattaneo la nuova relazione medico-legale è stata l’ultima e gravissima scoperta nel caso: in quello che Ballardini aveva indicato come un tampone orofaringeo prelevato alla vittima, c’era in realtà una garza in cui il Dna di un Ignoto 3 è risultato compatibile con il profilo genetico di un cadavere sottoposto all’esame autoptico in prossimità di quello di Chiara. Una contaminazione di una gravità inaudita su una garza difforme da quanto messo agli atti, di fronte alla quale la Procura di Pavia ha deciso di fare luce e ricominciare da zero, nominando la Cattaneo “per garantire poi una valutazione più ampia degli elementi raccolti, sia in sede medico-legale sulla vittima, sia sul luogo del delitto”, si legge nel comunicato stampa diramato lo scorso 12 agosto dal procuratore Napoleone. Una nota in cui i pm non hanno minimamente comunicato la volontà di chiedere la riesumazione del cadavere, ma hanno reso noto l’avvio delle verifiche sulle cause della morte di Chiara, anche attraverso l’ausilio della nuova Bpa, la Bloodstain pattern analysis, ovvero la ricostruzione dell’azione omicidiaria sulla base dello studio degli schizzi di sangue, che verrà depositata a breve dal Ris di Cagliari e che sarà in grado di certificare, con la mappatura 3D dei luoghi e l’intelligenza artificiale, se quella mattina c’erano più persone sulla scena del crimine. L’ennesima mossa, quella della Procura, che ha fatto indispettire Lovati, l’avvocato che, insieme alla collega Angela Taccia, tenta di smontare il capo d’accusa del concorso ipotizzato contro il suo assistito. È stato proprio Lovati a imporre nel grande circo mediatico su Garlasco la narrazione della riesumazione del corpo, scatenando polemiche sterili, visto che al momento nulla è stato deciso. L’eventualità, infatti, ha suscitato la reazione del legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, il quale, ricordando che “sarebbe la seconda volta”, visto che all’epoca non erano state prese le impronte digitali alla vittima e fu necessario riesumare il cadavere dopo la tumulazione, ha detto che “non ci possiamo opporre, anche se questa eventuale decisione creerà inevitabilmente dolore alla famiglia Poggi. Certo non ci sorprenderebbe. Ma nessun dato tecnico aggiuntivo potrà arrivare da questo esame”. Per Tizzoni, la procura di Pavia si “assumerà la responsabilità morale” della decisione di riesumare il corpo, qualora dovesse arrivare su indicazione della Cattaneo, verso la quale il penalista ha espresso stima professionale e si è augurato che venga messo a disposizione dell’anatomopatologa “tutto il lavoro già fatto dai suoi colleghi, che le diano tutto quello che le può servire”. Di tutt’altro parere il professor Vittorio Fineschi, medico legale alla Sapienza di Roma. “L’esumazione del corpo può far esaltare degli aspetti all’epoca presi poco in considerazione. Elementi che potrebbero completare il mosaico”, ha detto a Filorosso, il programma su RaiTre condotto da Manuela Moreno. Fineschi, che ha sottolineato come il non aver pesato il cadavere sposti considerevolmente l’orario della morte, suggerisce che le lesioni sul corpo della vittima, inferte alcune con un’arma tagliente e altre con una battente, potrebbero indicare “che non sia un unico mezzo e che vi sia una contemporaneità d’azione – l’azione battente e l’azione tagliente – poste in essere da due persone diverse che hanno agito simultaneamente o negli stessi tempi”.
Torna alle notizie in home