Economia

Non c’è più tempo…e manco i soldi

di Cristiana Flaminio -


È una corsa contro il tempo. Contro i vincoli, contro le ristrettezze. Nel momento più duro della storia (non solo economica) recente. Oltre al caro energia, oltre alla recessione che incombe, oltre al pericolo della desertificazione industriale e produttiva del Paese, un altro rischio grava – come una spada di Damocle – sull’Italia. È quello dell’esercizio provvisorio che si avvererebbe se la manovra non venisse approvata entro il 31 dicembre prossimo. E che darebbe ai mercati la “scusa” di attaccare il Paese. Con tutte le conseguenze del caso.

La grande paura delle banche

A lanciare l’allarme è stato il presidente dell’Abi, l’associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli. Che, da Firenze dove ha partecipato a un seminario, ha spiegato: “Confidiamo che nella legge di bilancio ci siano tutti i provvedimenti anticiclici necessari. Io ho, tuttavia, una preoccupazione: quella che l’Italia finisca in esercizio provvisorio, non per colpa di nessuno ma per gli stringenti vincoli temporali da rispettare, con il rischio che i mercati internazionali possano sfruttare la situazione a loro vantaggio. Il rischio di esercizio provvisorio non va sottovalutato”. Quindi Patuelli ha aggiunto: “Il mio auspicio è che ci sia una esplicita consapevolezza istituzionale per arrivare entro il 31 dicembre all’approvazione della legge di bilancio ed evitare così l’esercizio provvisorio con tutti i rischi che ciò comporterebbe”. Se la politica non riesce a portare a termine la manovra entro il 31 dicembre, sul Paese si abbatterebbe la tempesta finanziaria. Dalla quale si rischia di non uscirne vivi. Anche perché, intanto, l’economia reale languisce.

Tanta preoccupazione per il 2023

Patuelli ha ammesso di avere un “animo molto preoccupato per l’avvenire prossimo. Le ragioni sono molteplici, basterebbe guardare i dati sulla produzione industriale nelle epoche recenti nell’area Euro”. Quindi ha aggiunto: “Nel terzo trimestre abbiamo avuto un’esplosione di vari eventi che ci ha portato all’estate più brillante, non solo per sole ma per dati economici, che noi ricordassimo. C’è stata una forte ripresa del turismo, di tutte le sue fasi, estivo, mare, montagna, campagna e delle città d’arte. Abbiamo avuto un 2021 positivo. Nel 2022 i fattori economici hanno avuto una prosecuzione, anche se nel primo semestre si sono mostrati gli effetti sempre più evidenti della crescita del costo dell’energia e della guerra Russia-Ucraina e dell’esplosione anche delle materie prime. Su di esse gli imprenditori italiani hanno fatto miracoli ed hanno differenziato i fornitori”.

Il miraggio e la speranza

C’è stato una sorta di miraggio che ha impedito di vederci chiaro: “L’estate 2022 a livello climatico e turistico ha coperto e nascosto in parte i prima dati negativi sulla produzione industriale che incomincia a battere il passo. Abbiamo non delle previsioni ma dei ragionamenti che ci portano a dire che la chiusura dell’anno sarà meno positiva della fase iniziale, e che il 2023 oggi è da vedersi in salita: la guerra non è conclusa e quindi di conseguenza tanti problemi sono irrisolti”. Patuelli ha infine ricordato che “le banche non vedono e non subiscono in tempo reale le conseguenze delle criticità dei settori economici. Siamo in una situazione di pareggio per quantità di deteriorati, con i deteriorati che sono il frutto di crisi già avvenute. Visto che oggi abbiamo da diversi mesi una riduzione della produzione industriale, gli effetti si vedranno fra qualche mese”. Il peggio deve ancora venire, quindi. E le banche saranno tra le ultime da accorgersene. Perciò iniziano a tremare. “ Confidiamo che nella legge di bilancio ci siano tutti i provvedimenti anticiclici che sono necessari”, ha concluso Patuelli preparandosi al peggiore degli scenari possibili. E, forse, non sarà colpa di nessuno. Ma il conto, salatissimo, lo pagheranno i soliti, cioé i cittadini.


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