Attualità

Non solo i tycoon della Silicon Valley l’ascesa di mandarini e pashà del web

di Giovanni Vasso -


Con 58 miliardi di dollari di fatturato, Tik Tok è la nuova stella mondiale dei social. Solo in Italia, secondo le analisi di Audipress, è stato utilizzato da 14,4 milioni di persone. In pratica, un italiano con la connessione a internet su tre ha fatto (almeno) una capatina nel mondo virtuale che arriva dalla lontana Cina. Tik Tok è edito da Bytedance, fondata da Zhang Yiming nell’ormai lontano 2012. Ha solo 39 anni eppure vanta un patrimonio netto personale da quasi 55 miliardi di dollari. La sua è una storia molto simile a quelle che hanno costruito il mito della Silicon Valley. Smanettone, impiegato che brucia le tappe, lavorando per un breve periodo anche in Microsoft, fino a fondare una sua compagnia. Che sfonda quando s’inventa Toutiao. Che non è nient’altro che la fusione tra un social network e un aggregatore di notizie. In pratica, legge gusti e tendenze dell’utente e gli propone una serie di news che potrebbero interessargli. Finisce che quella start-up diventa il principale competitor di Baidu, il Google cinese. Ma al genio in fatto di tecnologia, Yiming unisce un certo fiuto per gli affari. Così nel 2015 acquista un’app che si chiama Musically e che, nonostante gli sforzi dei suoi creatori, non riesce a sfondare davvero. Passa qualche mese e diventa Tik Tok. Un colosso che oggi, secondo le stime, sarebbe utilizzato da un miliardo di utenti in tutto il mondo. La scelta di puntare su video brevi è vincente. Al punto che la sua creatura sfonda non solo in Occidente ma addirittura negli Stati Uniti. Zuckerberg gli fa la guerra, sia commerciale (Instagram lancia i Reels per tentare di arginare i danni) che politica. Donald Trump, allora presidente Usa, impone a Bytedance di cedere il ramo d’affari americano se vuole essere presente sul mercato statunitense. Non si può tollerare, tuonava il tycoon, che i dati degli americani finissero in mani cinesi. Si fanno avanti i colossi, come Oracle. Non se ne fa più nulla perché, intanto, alla Casa Bianca è arrivato il democratico Joe Biden. Tik Tok, intanto, continua a crescere guadagnando quote di mercato anche in Europa dove Bytedance ha arruolato, come portavoce, niente di meno che Nick Clegg, ex vice premier inglese, l’uomo che per la prima volta nella storia del Regno Unito, nel 2011, ha portato al governo i liberaldemocratici con il conservatore David Cameron.
A proposito di Inghilterra, brilla (anche nei social) l’astro indiano. Nei giorni scorsi, il pulcino Koo ha potuto festeggiare un insperato traguardo: con 50 milioni di utenti, è la seconda app di microblogging al mondo, subito dopo Twitter. Tra i fondatori c’è Aprameya Radhakrishna. Ma tra i suoi più grandi sponsor c’è il governo guidato da Narendra Modi. Difatti, il premier ha avuto uno scontro terribile con Twitter a cui aveva chiesto la disattivazione di alcuni profili ritenuti pericolosi dall’esecutivo. Al rifiuto, è seguita la fuga di utenti agevolata dall’approdo su Koo dei più seguiti politici del Paese. Oggi, Radhakrishna non solo festeggia un successo insperato ma celebra anche le potenzialità, ancora inespresse, della sua creatura: “Siamo l’unico social in grado di competere con i giganti globali come Twitter, Gettr, Truth Social, Mastodon e Parler”. Per ora, Koo ha collezionato utenti in cento Paesi, specialmente in quelli della diaspora indo-asiatica e negli ex possedimenti di sua maestà britannica. Ma presto la sua diffusione potrebbe crescere ancora.


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