Ambiente

NORD A SECCO

di Angelo Vitale -


La siccità sta trasformando la geografia del nostro Paese, con un Nord non più contrassegnato dal valore di quello finora chiamato oro bianco. Di fronte a questo, a distanza di 10 giorni dall’istituzione del Tavolo di Lavoro sull’Acqua, il Governo Meloni non ha ancora nominato il Commissario che dovrà occuparsene. Lo chiedono tutti, a partire dalle categorie dell’agricoltura che vedono i loro associati cominciare, come nel 2022, a fare previsioni di un raccolto ridotto nelle sue quantità e qualità. E a monitorare ogni giorno le coltivazioni facendo i conti con la carenza idrica.
L’Anbi registra la confortante immagine della tracimazione controllata del bacino di Ridracoli avviata a beneficio dei territori romagnoli. Ma è la stessa associazione a definirla amaramente “un’oasi in un Nord Italia caratterizzato da un andamento pluviometrico mediorientale, come dice il nostro report settimanale”.
La Val Padana come Israele? In Emilia Romagna c’è il “troppo vuoto” dei serbatoi piacentini, con il lago di Molato che trattiene 0,85 milioni di metri cubi d’acqua, a fronte di una capacità di 8,50.
Drammatiche le condizioni al NordOvest d’Italia: in Piemonte, il deficit pluviometrico è stato dell’87,3%. Gli invasi regionali trattengono solamente 90 milioni di metri cubi d’acqua, pari al 23% della capacità.
Grave è la condizione dei corsi d’acqua, che restano molto al di sotto delle portate del 2022, nonostante un leggerissimo miglioramento dovuto probabilmente agli apporti dello scioglimento della neve: comunque, il Po tocca -73% sulla media storica.
Non va meglio in Valle d’Aosta: sulla regione sono piovuti mediamente meno di 5 millimetri, un valore inferiore all’anno scorso (mm.10). La neve caduta è stata mezzo metro inferiore alla media.
In Lombardia le riserve idriche sono inferiori a quelle del 2022 (-13,55% e -60% sulla media storica): il dato più preoccupante riguarda la neve (circa il 13% in meno rispetto all’anno scorso e circa il 70% sotto la media storica).
Preoccupante, la situazione in Veneto: nel mese da poco concluso, infatti, sulla regione sono piovuti mediamente 3 millimetri d’acqua, quando la media sarebbe di 60 (-96%).
Sbotta il presidente Anbi, Francesco Vincenzi: “L’imminente ed ormai difficilmente evitabile esplodere della crisi idrica nel Nord Italia evidenzia l’urgente necessità che il Governo individui un’autorità con la potestà di dirimere inevitabili contrapposizioni fra interessi, rispettando le normative di legge”.
E lo scenario completo viene rammentato dal direttore Anbi, Massimo Gargano: “La diversificazione di situazioni, che si stanno registrando lungo la Penisola, pone d’attualità la necessità di realizzare infrastrutture idriche per trasportare l’acqua da un territorio all’altro, superando anche antistoriche contrapposizioni, ma privilegiando l’interesse generale. E poi riproponiamo con voce alta il Piano Invasi che Anbi e Coldiretti da tempo hanno messo a disposizione. Contestualmente è necessario completare gli schemi idrici, la cui incompiutezza penalizza alcuni territori, pur in presenza di disponibili risorse idriche”.

Fin qui, il quadro della situazione dal fronte di chi vive ogni territorio conoscendone le difficoltà e il quotidiano deprezzamento per la siccità. A Roma, a sentire le voci dei corridoi e dei Palazzi della politica, si lavora ad un piano idrico nazionale straordinario, che dovrebbe risolvere definitivamente il problema. A leggere i bollettini Anbi, la domanda è d’obbligo: si farà in tempo a metterne in atto almeno nel Nord la più urgente azione?

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