Attualità

NORD CONTRO SUD LA RIVOLTA DEI SINDACI

di Ivano Tolettini -

Antonio Decaro


Doppia rivolta. Per adesso a parole. La battaglia entra nel vivo e dalle aule parlamentari si trasferisce sempre di più nel Paese. Non è soltanto un derby dialettico Sud-Nord tra sindaci che la pensano in maniera diametralmente opposta sull’autonomia differenziata. Se il governatore veneto Luca Zaia la definisce con enfasi la “madre di tutte le battaglie”, da Verona nella partita politica, per ora dal sapore molto ideologico, entra a gamba tesa anche il sindacato che con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, chiama alla mobilitazione “tutto il Paese a difesa dei diritti fondamentali della Costituzione”. Così se l’altro giorno 57 sindaci su 80 della provincia di Catanzaro, con in testa Nicola Fiorita del centrosinistra, hanno firmato il documento “Per la Repubblica una e indivisibile” consegnato al prefetto, in cui si contesta il disegno regionalista di Roberto Calderoli con l’appoggio del presidente dell’Anci nazionale, Antonio Decaro, primo cittadino di Bari; ai quali hanno fatto da controcanto numerosi colleghi veneti con in testa il sindaco leghista Mario Conte di Treviso, presidente dell’Anci regionale, secondo il quale “tanti sindaci meridionali voglio rimanere nella loro confort zone”, il serrato dibattito sta surriscaldando il confronto a più livelli. L’altro ieri, come sottolineava L’Identità, la Fondazione Gimbe monitorando i “Livelli essenziali di assistenza” per certificare la qualità dei vari servizi offerti ai cittadini nella Penisola, ha sottolineato che con l’autonomia la sanità peggiorerebbe. Una conclusione che ha fatto storcere il naso a molti propugnatori dell’autonomia, secondo i quali una volta stabiliti i “Livelli essenziali delle prestazioni”, cui faranno da contrappeso i fabbisogni e i costi standard, la scelta autonomista non sarà un obbligo per quelle regioni che non volessero andare a braccetto con l’autonomismo.

 

MINISTRI E RESIDUO

 

“Non condivido l’analisi di chi teme che la mia proposta sull’autonomia determinerebbe un’Italia a due velocità. E sapete perché? – afferma il ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli – Chi lo sostiene dovrebbe aprire gli occhi: l’Italia non a 2 ma 5 o 6 velocità c’è già oggi. Noi vogliano adeguare la velocità di tutti a una che non sia quella di oggi, ma sia un’alta velocità migliorando i servizi per i cittadini in uno sforzo corale che non lasci indietro nessuno”. Il ministro lo spiega ai cronisti all’ arrivo a Palazzo Lascaris, sede del consiglio regionale del Piemonte, dove ha partecipato a una riunione della Commissione Autonomia. Ai timori manifestati dall’Anci col sindaco barese Decaro, Calderoli replica: “Fermo restando l’autonomia dell’Associazione dei Comuni, non credo che la posizione espressa da alcuni sindaci che ideologicamente sono contrari all’autonomia rappresenti la maggioranza dei sindaci in Italia: giovedì, in occasione della Conferenza unificata, ce la rappresenteranno”. Calderoli ha la convinzione che “anche i sindaci, oltre alle Regioni, hanno solo da trarre benefici dall’autonomia”. Il ministro ribadisce che oggi non c’è equità con il sistema centralista. “Con l’autonomia differenziata siamo certi che con la responsabilità degli amministratori e delle competenze che vengono lasciate sui territori si possa ottenere maggiore efficienza, trasparenza e risparmio”. Ad esempio ieri è emerso che il Piemonte ha un residuo fiscale di 11 miliardi di euro. Per Calderoli “ nel rispetto di un’Italia che vogliamo forte e unità abbracciando il criterio, voluto in modo intelligente del premier Meloni, di un fondo per evitare sperequazioni tra aree del Paese”. Da Palermo risponde a Calderoli l’ex ministro degli Affari regionali, l’azzurro Enrico La Loggia: “Da un primo conteggio pare che per l’integrazione dei servizi essenziali su tutto il territorio nazionale siamo ben oltre i 140 miliardi. Li ha disponibili Calderoli per poter fare questa riforma? Se non li ha, credo che sarà un grande problema attuare l’autonomia differenziata “.

 

SINDACATO E BUGIA

 

Chi non la digerisce proprio perché teme la spaccatura dell’Italia è Maurizio Landini. Dietro la riforma dell’autonomia differenziata “c’è una politica e una logica accentratrice, c’è una bugia di fondo che è quella di pensare che tante piccole patrie regionali sono in grado di fare i conti con i processi generali”. Una denuncia che il segretario generale della Cgil, Landini, brandisce nell’intervento al congresso nazionale dei pensionati della sua confederazione a Verona. È il motivo perché a fronte di quella che bolla come una “bugia”, il tema dell’autonomia differenziata sarà al centro del congresso della confederazione. “La difesa dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione – analizza – deve diventare mobilitazione di tutto il Paese e delle organizzazioni sindacali in modo largo ed esteso”.

 

SINDACI

Al coordinatore veneto di FdI, Luca De Carlo, sindaco di Calalzo (Belluno), che dice convinto di “non capire perché alcuni colleghi meridionali alzino barricate pregiudiziali su un progetto che garantirà migliori servizi ai cittadini”, fa eco il primo cittadino di Catanzaro, Fiorita, per il quale “è un progetto dichiaratamente a favore di una parte del Paese, e per questo è inaccettabile, tanto più perché la parte svantaggiata del Paese siamo noi: la Calabria e tutto il Meridione”. È la doppia rivolta.

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