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Nucleare, obiettivo fusione: i nodi dell’energia

Pichetto: "Gli americani investono lì". La mappa di Gauss: 196 siti per l'Italia, ecco il più promettente

di Giovanni Vasso -


Energia nucleare, il nodo fusione. Gilberto Pichetto Fratin ha dato scandalo a Milano. Il ministro all’Ambiente e alla Sicurezza energetica ha fatto impazzire gli ambientalisti ideologici e, soprattutto, ha mandato in bambola quelli che, con Trump, ce l’hanno su per ragioni squisitamente di bottega politica. Ma che ha fatto Pichetto Fratin per “scandalizzare” le anime belle del green? Ha semplicemente ribadito che l’America, nonostante l’immensa disponibilità di materie prime fossili che sta tentando di imporre sui mercati di mezzo mondo, si sta muovendo bene e con strategica precisione sui fronti caldissimi delle energie rinnovabili e sostenibili. Le politiche di Trump – ha affermato il ministro italiano – stanno aiutando la lotta al cambiamento climatico. Certo, però, c’è tanto da contestualizzare e spiegare. Un fatto su tutti. Poco noto, forse. Ma non per questo meno concreto, attuale e importante: l’America, con la Silicon Valley in testa, viaggia spedita verso il nucleare. E, proprio per non far la fine dell’Europa, che è riuscita in pochi anni a depauperare autentici patrimoni tecnologi e strategici, e lasciarsi “pizzicare” in fuorigioco negli scenari futuri sta investendo, e tanto, sulle nuove tecnologie per l’energia. A cominciare dalla fusione nucleare. L’energia del sole, la grande scommessa che coinvolge gli attori globali. Il santo graal, se volete, del domani energetico.

Fusione, il nucleare che verrà?

“Gli Stati Uniti hanno grandi disponibilità in questo momento di fossili, ma sono anche la realtà del mondo che viaggia a una velocità notevole sulle rinnovabili e sul nucleare. La grande ricerca sulla fusione si trova negli Stati Uniti”, ha spiegato Pichetto Fratin. Eccola, dunque, la nuova frontiera. L’energia è la grande partita dei prossimi anni perché, come ha spiegato il ministro agli Affari Europei, presente come Pichetto all’evento milanese di Nord Direzione Italia, “chi ha autonomia energetica ha anche autonomia politica, chi ha dipendenza energetica fatalmente poi paga un conto politico nel momento in cui vengono a mancare le forniture”. A indicare nel nucleare, magari proprio quello da fusione, la stella polare era già stata la premier Giorgia Meloni. Che al G20 aveva ribadito la posizione sua e del governo: “Il mix energeticodeve essere equilibrato, e deve combinare tutte le tecnologie a disposizione”. Senza nessuna preclusione. In nessun senso: “Rinnovabili, gas, idrogeno, biocarburanti, sistemi di cattura della Co2, oltre alla ricerca sul nucleare da fusione, che consentirebbe di cambiare la storia, producendo energia pulita, sicura e illimitata. Questo – ha scandito Meloni – è l’approccio che ispira l’Italia, e sul quale mettiamo in ogni sede a disposizione competenze industriali, capacità tecnologiche, nuovi strumenti finanziari e cooperazione con le altre nazioni”. L’Italia, chiaramente, non è sola. E, anzi, questa è una corsa che si dovrebbe compiere (almeno) in 27 perché si possa sperare in un successo.

La lista dei siti di Gauss

E mentre si lavora per risolvere le grane dell’Ue, a cominciare dall’inesistenza di un mercato unico dell’energia (fatto che, da solo, impone più di un divario tra le diverse nazioni europee), arriva una lista di potenziali siti che potrebbero ospitare la prima centrale nucleare a fusione del Vecchio Continente. L’ha redatta Gauss, uno dei progetti più interessanti finalizzati proprio a “imbrigliare” sulla terra l’energia del Sole. Un’impresa nata nel 2022 che mette attorno a uno stesso obiettivo aziende e scienziati da Germania, Francia, Italia e Spagna. Ebbene, secondo gli analisti e gli esperti di Gauss, in tutta Europa ci sono (già) 900 siti che potrebbero essere considerati idonei per ospitare il progetto di centrale. Di questi, poco meno di 200 (per la precisione sono 196) si trovano in Italia. Maggiore attrattività al progetto per gli hub del Nord e, in particolare, il “corridoio strategico” individuato tra Lombardia e Veneto. Che metterebbe in contatto Milano e Venezia, con “centro” a Cremona. Proprio qui si potrebbero sfruttare alcune caratteristiche interessanti per far partire il progetto: dalle infrastrutture energetiche già presenti e consolidate fino alla forte industria presente nella zona e alla capacità di rete che sarebbe già adeguata ad accogliere un contributo nuovo, e importante, dall’eventuale centrale a fusione. Al Sud, invece, sono stati individuati quasi quindici “cluster”, per lo più in aree costiere. Che potrebbero fungere da “riequilibrio territoriale” e valorizzazione dell’esistente.

Il mondo si muove

L’energia nucleare, però, non interessa solo all’Occidente. Anzi. La Russia, o sarebbe meglio dire l’azienda energetica Rosatom, è pronta a dialogare con l’Egitto per comprendere se poter investire in quell’area. Al centro delle interlocuzioni ci sarebbe il progetto della centrale nucleare di El Dabaa. Un solido “pilastro” per la Russia in terra nordafricana e che, mercoledì scorso, ha visto l’inaugurazione del vessel del reattore della prima unità in una cerimonia a cui (in videoconferenza) ha partecipato, insieme al presidente Abdel Fattah al-Sisi anche l’omologo russo Vladimir Putin. Grande interesse al nucleare, inoltre, è stato mostrato anche dalle potenze del Medio Oriente, su tutte l’Arabia Saudita. Tra le intese concluse a Washington fra Trump e il principe Mohamed bin Salman ci sono pure accordi proprio sulla collaborazione per il nucleare civile. Una frontiera su cui i Paesi del Golfo puntano forte.


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