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Nuova scadenza: Trump dà a Putin 10-12 giorni per fermarsi

Il suo deficit di credibilità rischia di ampliarsi: la Russia lo irride

di Angelo Vitale -


Nuova scadenza del presidente americano Donald Trump a Vladimir Putin per fermare il conflitto in Ucraina. Trump ha annunciato la nuova scadenza nella conferenza stampa con il premier britannico Keir Starmer, durante la sua visita in Scozia. Ha detto: “Sono deluso dal presidente Putin. Avevo dato 50 giorni, ma ora non vediamo progressi: riduco l’ultimatum a 10-12 giorni per mettere fine alla guerra”. E ancora: “Putin continua a lanciare missili su Kiev e a uccidere civili, anche colpendo case di riposo. Se non ci sarà un cessate il fuoco entro la nuova scadenza, scatteranno nuove sanzioni, compresi dazi al 100% contro la Russia”.

Il nuovo ultimatum di Trump

L’incontro e la conferenza stampa sono avvenuti in Scozia durante la visita privata di Trump, che includeva anche incontri bilaterali con Starmer. Con lui ha discusso anche di accordi commerciali tra Stati Uniti e Gran Bretagna, affrontando altresì temi come la guerra in Ucraina e i dazi.

L’ultimatum dei 50 giorni era stato fissato da Trump solo due settimane fa, sempre come risposta al mancato avanzamento negoziale. e in questi mesi e settimane ha più volte espresso frustrazione per la totale assenza di risultati nelle trattative con Mosca legando chiaramente nuove “misure devastanti” (sanzioni e dazi) al mancato rispetto di questa scadenza ridotta.

Come aveva reagito finora la Russia?

La reazione di Mosca era stata un mix di rifiuto e derisione diplomatica, senza rallentare l’offensiva militare. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva detto che Mosca “prende nota” delle dichiarazioni di Trump chiedendo tempo per analizzarne la retorica, sottolineando che la Russia “non accetta ultimatum” e preferisce concentrarsi sul “lavoro politico e diplomatico”.

Il viceministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov aveva definito inaccettabili i tentativi di imporre ultimatum sottolineando che la Russia è pronta a negoziare ma non con la pressione di scadenze. Dmitry Medvedev aveva definito l’ultimatum di Trump “teatrale” affermando senza mezzi termini che “alla Russia non interessano” le sue dichiarazioni.

Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, aveva espresso scetticismo parlando di precedenti dichiarazioni simili di Trump e accusando l’Occidente di esercitare una “pressione indecente” tramite la Nato e l’Ue.

La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova aveva descritto le minacce di nuove sanzioni come “routine” per la Russia, abituata a pressioni che non la intimidiscono.

La scarsa credibilità di un pressing finora inefficace

Il deficit di credibilità di Trump sulla questione rischia di ampliarsi. In passato aveva perfino promesso che avrebbe risolto il conflitto “in 24 ore” al suo ritorno alla Casa Bianca. La situazione sul terreno non è cambiata e Putin non ha dato alcun segnale di voler cedere sotto minaccia di sanzioni.

E gli ultimatum vengono percepiti più come pressione retorica e diplomatica che come strumenti realmente cogenti, anche perché la Russia si prepara da mesi all’eventualità di nuove sanzioni, mentre in Europa e negli Usa crescono sia il dibattito sulle armi sia le divisioni sul regime sanzionatorio.


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