Esteri

Nuove geometrie del potere: la Guerra che (forse) verrà e l’Europa che non c’è

di Anna Tortora -


Nel pieno di un mondo multipolare in rapida evoluzione, l’impressione è che l’Occidente, Europa in testa, stia perdendo la capacità di leggere e anticipare la realtà geopolitica. A farne le spese saranno, con ogni probabilità, non solo i popoli direttamente coinvolti nei conflitti in corso, ma l’intero equilibrio globale.

La Turchia si prepara

Una notizia passata quasi inosservata nei circuiti mediatici europei dovrebbe far riflettere più a fondo: la Turchia ha approvato un piano per costruire bunker su tutto il territorio nazionale. Un progetto che non può essere semplicemente letto come un’azione preventiva generica. Ankara si sta chiaramente preparando a un conflitto su larga scala.

Ma contro chi? E perché? Le risposte non sono immediate, ma una cosa è certa: la Turchia ha ambizioni mediterranee ben chiare, e il suo crescente attivismo militare e diplomatico – dai Balcani alla Libia, dal Caucaso alla Siria – delinea un’agenda autonoma che sfugge ai vincoli NATO e guarda sempre più a Est.

Una nuova cornice geostrategica

Nel frattempo, Cina, India e Russia stanno ridefinendo gli equilibri globali, puntando alla costruzione di un sistema multipolare dove l’Occidente gioca un ruolo sempre più marginale. Mentre a Bruxelles si discute, a Mosca e Pechino si costruisce. E ciò che emerge è un progressivo spostamento del baricentro geopolitico verso Est. In questo contesto, è utile riportare una lucida riflessione dello storico ed ex ambasciatore italiano Domenico Vecchioni, che offre una chiave di lettura fuori dal conformismo dominante:

«Tutti stupefatti che Cina, India e Russia stiano disegnando una nuova cornice geostrategica, dove l’Europa e il cosiddetto Occidente avranno una parte minore. Molti osservatori addebitano questo sbilanciamento ad Est alla “folle” politica dei dazi di Trump che avrebbe spinto la Cina nelle braccia russe ed indiane. Però il fenomeno si potrebbe guardare anche da un altro punto di vista. È stata cioè l’Europa, con la sua misera visione strategica (e la mediocrità dei suoi dirigenti), a spingere la Russia verso la Cina e l’Asse orientale.

I governi europei, invece di continuare a “sgolarsi” per chiedere a Trump di far pressione su Putin perché questi rinunci alle sue avanzate territoriali, dovrebbero fare pressione su Zelensky perché accetti finalmente la dura realtà dei fatti. Ha perso la guerra e il prezzo della pace e della rinascita dell’Ucraina è accettare (e trattare su questa base) cessioni di territori (dove peraltro vivono popolazioni russofone).
Altrimenti Kiev rischia di perdere ulteriori province e forse anche la propria sovranità.

Nolenti o volenti, questo è il nocciolo della questione. Inutile girare “autour du pot”. E cosa potrà fare l’UE per impedire che ciò avvenga? Molto poco temo, nonostante le “rodomontades” di Macron, un Presidente che ama mettersi in prima linea sul fronte europeo, con un paese però sull’orlo del baratro e un governo moribondo. Anzi, a causa dell’Ucraina, l’Ue potrebbe segnare il suo atto, se non di morte, d’impotenza cronica, considerati gli insanabili contrasti che la gestione della guerra russo-ucraina sta provocando (e provocherà) al suo interno. Vogliamo aiutare gli ucraini? Consigliamo a Kiev di rincorrere la pace (per limitare i danni), non la guerra (per moltiplicare i danni).

E Trump in tutto questo? Meglio non fidarsene oltre misura, è troppo imprevedibile, volatile, umorale e pronto ai colpi di testa. E ha anche i suoi problemi all’interno del paese, dove i contrappesi della democrazia stanno bloccando le sue decisioni più traumatiche. Europa, riprenditi! Torna alla grande tradizione dei tuoi Padri Fondatori. Lascia stare Macron, Merz e von der Leyen che, all’evidenza, non sono all’altezza del momento storico che stiamo vivendo».

La Cina risponde a Trump

Nel frattempo, la Cina continua a giocare un ruolo centrale, con mosse misurate e calcolate. Il 4 settembre, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha risposto alle dichiarazioni di Donald Trump su Cina, Russia e Corea del Nord, ribadendo che:
«La partecipazione internazionale agli eventi commemorativi dell’80° anniversario della vittoria nella guerra di resistenza contro l’aggressione giapponese e nella guerra antifascista mondiale è un gesto di pace e memoria. La Cina non costruisce alleanze contro terzi, ma promuove relazioni internazionali basate sulla cooperazione e il rispetto reciproco».

Tra declino e risveglio: che ne sarà dell’Europa

La domanda resta aperta: che ne sarà dell’Europa? Riuscirà a recuperare una centralità politica, diplomatica e strategica degna della sua storia e dei suoi valori, oppure si limiterà a seguire, da comprimaria, i giochi delle grandi potenze? Il tempo delle scelte è ormai scaduto. Ora è il momento del coraggio.


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