Gip rinvia decreto governo per Milano-Cortina alla Consulta: “Serenità” a Palazzo Chigi
La Procura aveva già sollevato dubbi di costituzionalità sulla norma che impediva di proseguire con le indagini a suo tempo avviate sugli appalti per la manifestazione
Il Palazzo di Giustizia a Milano
Nuovo scontro governo-magistrati all’orizzonte, la Gip di Milano, Patrizia Nobile, ha rinviato alla Consulta la decisione sul decreto del governo Meloni del 2024 che definisce la Fondazione Milano-Cortina 2026 come ente di diritto privato.
Un nuovo scontro governo-magistrati
La decisione riaccende le polemiche configurando un nuovo scontro governo-magistratura. La Procura aveva già sollevato dubbi di costituzionalità su questa norma, sostenendo che la Fondazione dovrebbe essere considerata un ente pubblico, il che permetterebbe di proseguire con le indagini a suo tempo avviate sugli appalti per la manifestazione.
La Gip, accogliendo questa sollecitazione, ha sospeso il giudizio sui sette indagati in attesa del pronunciamento della Consulta, sottolineando che la norma del decreto viola una direttiva Ue del 2024.
La vicenda coinvolge direttamente le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, evento di rilevanza nazionale in programma tra meno di cento giorni.
Milano-Cortina: il conflitto e il rinvio alla Consulta
Il decreto del Governo Meloni, emanato nell’estate 2024, aveva l’obiettivo di superare problemi organizzativi definendo la Fondazione come ente privato, per facilitare operazioni e decisioni legate alla gestione dell’evento. Tuttavia, questa definizione ha ora conseguenze giudiziarie di rilevo.
L’intervento della Gip e la richiesta alla Corte Costituzionale mettono in evidenza un conflitto tra le necessità del governo di agire rapidamente con un decreto legge per gestire l’organizzazione delle Olimpiadi, e l’obbligo di garantire trasparenza e legalità nelle procedure pubbliche.
i magistrati di Milano ritengono che la norma che sottrae la Fondazione al controllo giudiziario e amministrativo possa essere incostituzionale, soprattutto perché limita l’azione della magistratura e potenzialmente mina i principi di equità e legalità.
La decisione del Gip apre una fase nuova. Prima che si possa concludere l’indagine, la Consulta dovrà pronunciarsi sulla legittimità costituzionale del decreto governo Meloni. Questa sentenza sarà cruciale non solo per il destino dell’inchiesta milanese, ma anche per il bilanciamento tra autonomia gestionale ed esigenze di controllo pubblico in grandi opere e eventi di interesse nazionale.
Il decreto
Il decreto del Governo Meloni, emanato nel giugno 2024 con il numero 76/2024, ha l’obiettivo di chiarire la natura giuridica della Fondazione Milano-Cortina 2026, definendola formalmente ente di diritto privato. Questa norma si pone come interpretazione autentica rispetto alla precedente legge che già indicava che la Fondazione opera “in regime di diritto privato”.
Era stato introdotto pochi giorni dopo che la Procura di Milano aveva avviato indagini e perquisizioni per presunte irregolarità negli appalti legati all’organizzazione delle Olimpiadi invernali.
Il decreto elimina la qualifica pubblica della Fondazione, influendo sulle indagini giudiziarie per presunte turbative d’asta e altre irregolarità, congelando di fatto l’azione investigativa almeno finché la Corte Costituzionale non si pronuncia sulla sua legittimità.
La reazione di Palazzo Chigi sul rinvio alla Corte costituzionale
“In riferimento alla decisione del Giudice per le indagini preliminari di Milano di rimettere alla Corte costituzionale la questione di legittimità costituzionale del decreto legge relativo alla Fondazione Milano-Cortina 2026, il governo accoglie con serenità e piena fiducia il percorso avviato e attende l’esito della pronuncia della Corte costituzionale, organo di garanzia preposto alla tutela della Costituzione e delle leggi”, così fonti di Palazzo Chigi sul rinvio del decreto su Milano-Cortina alla Consulta.
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