Politica

Nuovo scontro in Vigilanza Rai

di Lino Sasso -


Nuovo terreno di scontro politico all’interno della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai. Questa volta al centro della polemica c’è una lettera inviata il 20 maggio dalla presidente della Commissione, Barbara Floridia (M5s), all’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi. Nella missiva, la senatrice grillina chiede all’Ad di presentarsi in audizione “in tempi auspicabilmente brevi” per discutere una serie di temi ritenuti prioritari, tra cui l’attuazione del contratto di servizio, il piano industriale, la situazione dei giornalisti precari, la sicurezza della sede di viale Mazzini, la tutela dei disabili, la figura del supervisore editoriale nei programmi giornalistici e il rispetto del pluralismo nella campagna referendaria. Ma la mossa non è piaciuta alla maggioranza di centrodestra, che contesta duramente le modalità della convocazione. Secondo quanto trapelato, l’iniziativa della presidente non sarebbe mai stata deliberata dall’Ufficio di Presidenza della Vigilanza, come richiesto dal regolamento interno della Commissione. Inoltre, sempre a giudizio delle forze di governo, non si tratterebbe neppure di una delle “situazioni eccezionali” che giustificherebbero una convocazione unilaterale. La reazione non si è fatta attendere. Esponenti della maggioranza hanno annunciato l’invio di una lettera formale al presidente del Senato, Ignazio La Russa, chiedendo un intervento chiarificatore. La decisione finale sulla legittimità dell’atto potrebbe ora passare alla Giunta per il Regolamento di Palazzo Madama, l’organo deputato a interpretare e dirimere le controversie in materia procedurale. Fonti parlamentari di area centrodestra parlano apertamente di “strappo istituzionale” da parte della presidente Floridia, accusata di aver agito senza consultare la Commissione e di voler politicizzare il lavoro della Vigilanza Rai. “Non è accettabile che una presidente si arroghi il diritto di parlare a nome della Commissione senza alcuna condivisione”, spiegano da Fratelli d’Italia, mentre la Lega denuncia “l’uso strumentale di un organo che dovrebbe restare imparziale e garante del pluralismo”. Dal Movimento 5 Stelle, invece, si difende la legittimità dell’iniziativa. “La presidente ha semplicemente chiesto la disponibilità dell’amministratore delegato a intervenire su temi di strettissima attualità e interesse pubblico”, sottolineano fonti del M5s. “Nessuna imposizione, ma un invito a chiarire davanti alla Commissione aspetti fondamentali per il servizio pubblico”. Il caso si inserisce in un contesto già teso nei rapporti tra maggioranza e opposizione sul tema della gestione della Rai. Le polemiche sul pluralismo, il ricorso ai giornalisti esterni, la riorganizzazione interna e l’equilibrio tra informazione e propaganda, soprattutto in vista della prossima tornata referendaria, hanno già inasprito il clima in Vigilanza. Ora sarà la Giunta per il Regolamento del Senato a dover valutare se l’atto della presidente sia compatibile con le norme in vigore. Nel frattempo, la richiesta di audizione rimane sospesa, simbolo di una frattura sempre più profonda sulla gestione dell’azienda di servizio pubblico.


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