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Offese, esclusione, paura: il vissuto dei ragazzi nell’epoca digitale

di Marco Montini -


Offese, esclusione, paura: Il vissuto dei ragazzi nell’epoca digitale

Un male silenzioso, ma rumoroso nell’anima. Nel cuore delle scuole, nei corridoi digitali, tra le chat dei telefoni e gli sguardi bassi nei cortili, si consuma una forma di violenza devastante. Il bullismo e il cyberbullismo, ormai da anni, non sono più episodi isolati: sono una realtà diffusa, stratificata, che si insinua tra ragazzi, condizionandone la crescita, la fiducia, l’identità. D’altronde le relazioni delle giovani generazioni possono essere difficili.

Non di rado i rapporti risultano caratterizzati da interazioni tra una “vittima” e uno o più “prepotenti”. Si tratta del cosiddetto fenomeno del bullismo, appunto, dove la prevaricazione dell’uno, o dei più, sull’altro avviene in maniera intenzionale e persistente nel tempo attraverso atti aggressivi di natura fisica, verbale e psicologica. L’Istat ha provato a studiare il fenomeno e attraverso l’indagine “Bambini e ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri”, condotta nel 2023, ha raccolto informazioni sui comportamenti offensivi e aggressivi tra i giovani.

L’indagine ha coinvolto un campione di 39.214 individui, rappresentativo degli oltre 5 milioni di ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 19 anni residenti in Italia. E i numeri sono preoccupanti: il 68,5% dei ragazzi 11-19enni dichiara di aver subìto, nei 12 mesi precedenti, un qualche episodio offensivo, aggressivo, diffamatorio o di esclusione sia online che offline. Ad avere subìto questi atti più volte al mese è il 21% dei ragazzi; inoltre, per circa l’8% la frequenza è stata quanto meno settimanale. I maschi dichiarano di aver subìto atti di bullismo più delle femmine (21,5% contro 20,5%). La cadenza più che mensile degli eventi vessatori subìti si riscontra soprattutto tra i giovanissimi (ne è stato vittima il 23,7% degli 11-13enni) piuttosto che tra i 14-19enni (19,8%). I maschi insultati, le femmine escluse – Le azioni vessatorie sono tradizionalmente classificate in “dirette” e “indirette”.

Il bullismo diretto è caratterizzato da un attacco frontale del bullo verso la vittima; in quello indiretto le azioni vessatorie non sono invece visibili, venendo meno il contatto tra i soggetti. All’interno di questa prima suddivisione è possibile individuare due ulteriori sottocategorie, l’una riferita agli attacchi verbali”, l’altra agli attacchi “fisici”. Le azioni dirette possono così consistere in “offese” o “minacce/aggressioni fisiche” volte a svilire la vittima provocando in essa sofferenza e vergogna, mentre le azioni indirette sono volte a “diffamare” con pettegolezzi e calunnie o a “escludere” la vittima dal gruppo dei pari.

Di fatto, sono le azioni dirette, nella forma delle offese e degli insulti, ad essere denunciate più frequentemente dagli 11-19enni. Più della metà dei ragazzi (55,7%) si è sentita, almeno una volta, offesa o insultata nell’anno precedente mentre le minacce e le aggressioni hanno riguardato circa 11 ragazzi su 100.

Tra le forme indirette spicca l’esclusione – emarginazione che è avvertita almeno una volta dal 43% dei giovani; mentre la diffamazione ha riguardato, invece, quasi un ragazzo su quattro. Se si guarda alla ripetitività degli atti, le offese e gli insulti sono avvenuti con cadenza più che mensile per oltre il 14% degli 11-19enni, mentre l’esclusione ha coinvolto con frequenza quotidiana oltre un giovane su 10. Le offese e gli insulti hanno riguardato sopratutto i maschi, mentre l’esclusione è stata avvertita maggiormente dalle ragazze.

Cyberbullismo – C’è poi l’altra forma di bullismo, quella cyber. L’essere connessi oggi rappresenta un’esperienza connaturata alla quotidianità. E gli adolescenti sono i maggiori fruitori di questa tecnologia: oltre il 90% dei giovani 11-19enni ha dichiarato di trascorrere almeno un paio di ore al giorno su internet. “Il cyberbullismo è una particolare forma di bullismo che si avvale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (invio di messaggi offensivi, insulti o di foto umilianti tramite sms, e-mail, chat o social network) per molestare una persona per un periodo più o meno lungo. Un aspetto che differenzia il cyberbullismo dal bullismo offline (cioè in presenza) consiste nell’assenza, nel momento in cui avviene l’oltraggio, di un contatto faccia a faccia tra vittima e aggressore. Tuttavia, non si può escludere che gli atti oltraggiosi online precedano, o siano preceduti, da quelli offline”, sottolinea ancora l’Istat.

A tal proposito, si riscontra come il 30,1% degli 11-19enni abbia dichiarato di aver subìto atti vessatori sia offline sia online. Ad essere stato vittima di atti esclusivamente online è il 3,8% dei ragazzi. Da ciò deriva che i ragazzi che hanno dichiarato di aver subìto, nel corso del 2023, un qualche comportamento oltraggioso online ammontano a circa il 34%: più i maschi che le femmine, con una differenza di 7 punti percentuali. Il dettaglio delle forme vessatorie avvenute online qualche volta nell’anno o più volte al mese evidenzia anche come in questa dimensione i ragazzi si siano sentiti più colpiti delle ragazze, anche in termini di esclusione-emarginazione. La forbice tra i due generi è, comunque, più larga con riferimento alle offese e agli insulti: oltre il 7% in più per i maschi offesi online. Se si guarda a chi è più colpito da oltraggi online ripetuti nel tempo, si conferma la maggiore incidenza tra i maschi che si dichiarano oltraggiati più volte al mese nell’8,9% dei casi contro il 6,6% delle femmine. Dati allarmanti, quelli di Istat, che non possono essere sottovalutati e richiedono un impegno forte di istituzioni e comunità a tutela delle giovani generazioni.

UN DECRETO AD HOC

E sul fronte legislativo come stanno procedendo le cose? Poche settimana fa, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legislativo recante “Disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo”, in attuazione della delega di cui all’articolo 3 della legge 70 del 2024. “Con questo provvedimento – ha spiegato a maggio il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara – si aggiunge un nuovo, importante tassello nell’azione del Governo per la promozione della cultura del rispetto e per combattere il bullismo in ogni sua forma. Mettiamo in guardia i nostri ragazzi sui rischi dell’uso della rete e mettiamo in guardia anche le famiglie per la responsabilità che può conseguire da comportamenti violenti tenuti dai propri figli sui social a danno di altri giovani. Sviluppiamo inoltre attività importanti di prevenzione e di aiuto alle vittime, che possono contare su un numero verde dedicato”.


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