Salute

Ogni ora 7 decessi per ictus

di Redazione -


 

Aprile il mese della prevenzione, ma per sopravvivere bisogna avere fortuna

In Italia chi è colpito da ictus cerebrale deve avere la fortuna di trovarsi nel territorio giusto per ricevere l’assistenza sanitaria e le cure più adeguate e tempestive. Questo è uno dei dati emersi dal Manifesto sociale dell’Osservatorio Ictus Italia, presentato alla Camera durante una conferenza stampa. Si tratta, ha detto tra l’altro l’on. Rossana Boldi ( Lega), vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, di un insieme di iniziative in materia di politica sanitaria, di scelte organizzative, d’informazione e prevenzione oltre che di riabilitazione, che l’Osservatorio intende perseguire in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare per le malattie cardiovascolari. Durante la conferenza stampa l’Osservatorio Ictus Italia ha presentato il video ‘’Storia di Fabiana’’, una esemplare vicenda raccontata con semplicità e forte impatto emotivo. Fabiana, vittima di una diagnosi iniziale sbagliata a causa di un ricovero in un ospedale senza Unità Neurovascolare; la mancata diagnosi di ictus cerebrale ha condotto Fabiana verso una vita quotidiana sicuramente sconvolta. Quante Fabiane esistono nel nostro Paese? Quial sono le ricadute umane e sociali di una mancata copertura territoriale di ‘’Unità neurovascolari’’ ( Stroke Unit) e di centri capaci di veloce diagnosi e immediato e corretto intervento? Dai dati presentati dall’Osservatorio è emerso un quadro allarmante di distribuzione disomogenea sul territorio nazionale: rispetto alle 300 unità Neurovascolari che sarebbero necessarie per assicurare una copertura assistenziale ottimale su tutto il territorio nazionale sono attualmente disponibili solo 190 Unità, e di queste ben ’80 per cento è concentrato nel Nord. ‘’I dati Istat che mostrano in Sicilia tassi di mortalità per le malattie cardiovascolari più che doppi rispetto a quelli del Trentino-Alto Adige sono emblematici di questa situazione’’, ha rilevato Nicoletta Reale, presidente dell’Osservatorio Ictus Italia. Che ha deciso di lanciare una Call To Action in 10 punti, che si rifanno ad alcune indicazioni con le quali due anni fa la Commissione Affari Sociali della Camera impegnò il Governo a operare per la prevenzione e la diagnosi dell’ictus cerebrale. I dieci punti del Manifesto si concentrano sulle azioni che vedono i Servizi sanitari regionali al centro della necessità di potenziare/aggiornare molte voci di questa patologia: inserimento dell’ictus cerebrale nei piani sanitari regionali; percorsi diagnostici e terapeutici e assistenziali mirati; incentivare l’uso di terapie e dispositivi medici di ultima generazione; implementare nuove Unità Neurovascolari; predisporre idonei piani di riabilitazione. L’ictus cerebrale è la terza causa di morte in Italia, la prima per invalidità e la seconda per la causa di stati di demenza con perdita di autosufficienza. 

Nel nostro Paese si manifesta in 120 mila nuovi casi ogni anno, un terzo dei quali genera decessi entro un anno, mentre in un altro terzo dei casi produce forme invalidanti di diversa gravità. L’incidenza dell’ictus aumenta con l’età e i casi, su base annua, sono in aumento a causa dell’invecchiamento della popolazione: la maggiore incidenza si registra in pazienti con età superiore ai 65 anni che, in Italia, sono quasi il 20 per cento della popolazione. Il quadro è ancora più allarmante se si considera che, nella popolazione con età superiore agli 85 anni, l’incidenza dell’ictus cerebrale oscilla tra il 20 e il 35 per cento.. Infine ogni anno ben diecimila casi di ictus interessano una popolazione di età inferiore ai 54 anni: soggetti in piena età lavorativa per i quali l’impatto della malattia, in termini di riduzione dell’autosufficienza e di incidenza sui bisogni assistenziali, è particolarmente gravoso.

G.B.

 


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