Ok della Camera alla riforma della Giustizia, ma in aula scoppia la bagarre
Il testo torna adesso al Senato per la quarta e ultima lettura
Ok della Camera alla riforma della Giustizia, ma in aula scoppia la bagarre
La Camera dei deputati ha approvato, con 243 voti favorevoli e 109 contrari, il disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Si tratta della terza lettura del provvedimento, già votato in prima battuta da Montecitorio e successivamente dal Senato. Il testo ora torna a Palazzo Madama per la quarta e ultima votazione parlamentare, prima dell’inevitabile ricorso al referendum confermativo, reso necessario dal mancato raggiungimento della maggioranza dei due terzi dei componenti. Il disegno di legge del governo introduce norme in materia di ordinamento giurisdizionale e prevede l’istituzione della Corte disciplinare. L’elemento centrale è la separazione tra le carriere dei magistrati giudicanti e requirenti, con l’obiettivo – secondo i promotori – di garantire maggiore imparzialità e una netta distinzione di ruoli all’interno della magistratura.
La bagarre in aula
La maggioranza ha salutato il voto di Montecitorio come un passaggio storico verso una riforma attesa da anni. Tuttavia, non essendo stato raggiunto il quorum dei due terzi, anche in caso di approvazione definitiva da parte del Senato, sarà necessario sottoporre il testo al giudizio dei cittadini attraverso un referendum confermativo, che potrebbe tenersi già nel 2025. La seduta, come prevedibile, non è stata priva di tensioni. Subito dopo la proclamazione del risultato, dai banchi del governo e della maggioranza si sono levati applausi a favore del via libera alla riforma. Un gesto che ha scatenato le proteste delle opposizioni. La capogruppo del Partito Democratico, Chiara Braga, ha preso la parola sull’ordine dei lavori accusando l’esecutivo di comportamento inopportuno:
“Presidente, non si applaude dai banchi del governo. Il governo dovrebbe alzarsi e rispondere su quello che sta accadendo a Gaza, anziché fare questa scena patetica, della quale anche il ministro degli Esteri si è reso protagonista, alzarsi e applaudire”, ha dichiarato Braga. La protesta è degenerata quando alcuni deputati dell’opposizione si sono avvicinati ai banchi del governo per contestare l’atteggiamento della maggioranza. A quel punto il presidente di turno, Sergio Costa, ha deciso di sospendere la seduta per riportare l’ordine in Aula.
Riforma della Giustizia – I prossimi passaggi: Senato e referendum
Con il voto di Montecitorio, la riforma costituzionale è ormai al penultimo step parlamentare. L’esame del Senato, previsto nei prossimi mesi, costituirà l’ultimo passaggio formale in Parlamento. Successivamente, come prevede l’articolo 138 della Costituzione, il provvedimento dovrà essere sottoposto a referendum confermativo, non essendo stata raggiunta la soglia dei due terzi. Il ricorso al referendum renderà decisivo il ruolo dei cittadini, chiamati a esprimersi su una delle riforme più delicate e controverse degli ultimi anni. La separazione delle carriere dei magistrati tocca infatti un equilibrio fondamentale della giustizia italiana, influenzando direttamente i rapporti tra politica e magistratura. La riforma della giustizia è quindi destinata a restare al centro del dibattito politico e mediatico, sia in Parlamento che nel Paese. Con l’approdo al Senato e, soprattutto, con il futuro referendum confermativo, sarà l’opinione pubblica a decidere se accogliere o respingere una trasformazione strutturale della magistratura italiana. In attesa dell’ultimo voto di Palazzo Madama, il confronto politico resta aspro: la maggioranza rivendica il successo come una riforma di civiltà, mentre le opposizioni denunciano un attacco all’autonomia della magistratura. La parola finale spetterà agli italiani
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