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Oltre la paura: il messaggio di Mara Carfagna, contro la violenza di genere

di Priscilla Rucco -


“Dalla scuola allo sport, dall’associazionismo ai sindaci, bisogna far sì che la condanna sia anche sociale”. È netta Mara Carfagna, deputata e segretaria di Noi Moderati, nel richiamare alla responsabilità collettiva nella lotta contro la violenza di genere. In un’intervista rilasciata a L’Identità nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, L’onorevole Carfagna sottolinea la necessità di un impegno capillare delle istituzioni e della società civile per spezzare il silenzio, prevenire gli abusi e sostenere le vittime.

Lei è da sempre impegnata sul fronte del contrasto alla violenza di genere. Che risultati hanno prodotto le campagne: #Nonènormalechesianormale e #NessunaScusa e quali sono i prossimi obiettivi?

“Hanno diffuso una maggiore consapevolezza di un dato che, purtroppo, non è ancora patrimonio comune della nostra società: alzare le mani su una donna, una moglie, una compagna, una ex, è un grave abuso, è un reato, non può avere nessuna giustificazione. La gelosia, la rabbia, la presunta provocazione, non possono costituire una scusante. Quelle campagne sono state un successo non solo per i milioni di condivisioni, non solo perché #Nonènormalechesianormale è stata addirittura adottata dall’Onu, non solo per la partecipazione di testimonial eccellenti, ma soprattutto perché hanno portato un messaggio chiaro alle donne e alle ragazze: la violenza non è normale, non dovete tollerarla, ci sono gli strumenti per denunciarla e combatterla”.

Secondo lei, cosa occorre per rendere strutturale nella scuola la prevenzione alla violenza di genere, ma anche a fenomeni come il bullismo e l’omofobia?

“La prima cosa che serve è una corretta percezione del fenomeno, che è una vera emergenza sociale. Le faccio un paragone sul tema dei femminicidi: in uno degli anni peggiori per gli omicidi di mafia, il 1991, anno in cui lo Stato reagì dettando leggi speciali sui collaboratori di giustizia, le vittime innocenti dei clan furono 40. Quest’anno, e solo nei primi nove mesi, le vittime innocenti della violenza contro le donne sono state 73. Mi chiedo e vi chiedo: conoscete un’emergenza superiore a questa nell’Italia del 2025? La nostra società non può “mettersi l’anima in pace” davanti a un fenomeno di questa gravità e persistenza. Non può trattare il 25 novembre come una qualsiasi giornata rituale. Va fatto un passo avanti, ogni anno. E quest’anno ne abbiamo fatto uno molto importante: la norma su stupro e consenso consentirà processi più rapidi e giusti per ogni donna che ha il coraggio di denunciare. Nessuno potrà più dire a una ragazza, come è successo: non hai reagito, non hai provato a scappare, e quindi non è stupro”.

Quali tutele introduce la sua proposta di legge contro la violenza digitale e quali criticità intende affrontare?

“La violenza digitale è la nuova frontiera dell’abuso contro le donne. Le loro immagini vengono usate senza consenso, manipolate e trasformate in contenuti porno. Ma esiste anche un larghissimo utilizzo di immagini falsificate ai fini di disinformazione o truffa. La mia proposta fissa tre principi chiari: chi crea un’immagine artefatta, a qualsiasi fine, deve contrassegnarla come artificiale, così che nessuno possa spacciarla per autentica; chi si iscrive a una piattaforma social dovrà farlo con un documento d’identità certificato, perché i profili fantasma non possono più essere il rifugio dei codardi; chi diffonde falsi per danneggiare qualcuno pagherà caro, con multe salate e persino il carcere se a farne le spese sono minori o se il contenuto è a sfondo sessuale”.

In che modo si può rafforzare la cultura della prevenzione, oltre all’inasprimento delle pene e a nuove leggi, per contrastare la violenza di genere?

“Deve aiutarci la scuola e ogni ente formativo delle nuove generazioni, dallo sport agli oratori, dall’associazionismo ai sindaci. Bisogna rendere il sessismo, l’omofobia, il bullismo, elementi sanzionati socialmente oltre che penalmente, cancellarli dal linguaggio pubblico, diffondere consapevolezza sulla loro natura: non sono manifestazioni di forza maschile ma atti di vigliaccheria e di viltà”.

Tra le forme più insidiose della violenza sulle donne c’è quella economica. Quali azioni ritiene prioritarie per combatterla e favorire l’autonomia di chi è vittima di questa fonte di abuso?

“Anche qui: l’autonomia economica è un caposaldo della libertà personale, e ogni ragazza deve esserne consapevole. Favorire il lavoro femminile, come ho fatto personalmente con il Lep asili nido che ha aperto migliaia di nuovi posti nei Comuni, è la via maestra per evitare che migliaia di donne restino prigioniere di situazioni inaccettabili. La parità di occupazione, salario, opportunità resta il principale obbiettivo per cui dobbiamo batterci in una Italia che sta facendo grandi passi avanti ma è ancora troppo diseguale”.


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