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Esteri

Omicidio Kirk: per il killer Robinson verrà chiesta la pena di morte

Revoca dei visti all'orizzonte per gli stranieri che hanno esultato per la morte dell'attivista conservatore

di Ernesto Ferrante -


Sono sette i capi di accusa formalizzati contro Tyler Robinson per l’assassinio dell’esponente conservatore Charlie Kirk. Il procuratore della contea dello Utah Jeff Gray, a cui è stata affidata l’inchiesta, ha anticipato che chiederà la pena di morte. Gray ha ammesso di aver parlato con la Casa Bianca e con l’ufficio del governatore dello Utah Spencer Cox a proposito delle accuse che avrebbe formalizzato, che comprendono omicidio aggravato e ostruzione alla giustizia. Robinson, che ha 22 anni, ha confessato di aver ucciso Kirk ai genitori e al coinquilino transgender in fase di transizione da uomo a donna con cui aveva una relazione. Il suo Dna è stato trovato sul grilletto del fucile usato per l’assassinio. “L’uccisione di Charlie Kirk è una tragedia americana”, ha dichiarato Gray nel corso di una conferenza stampa.

Il possibile movente di Robinson

Robinson è comparso per la prima volta in tribunale martedì dove è stata disposta la detenzione senza possibilità di cauzione. Si è limitato ad annuire quando gli è stato detto che sarebbe stata chiesta la pena di morte. In un messaggio al roommate, il killer ha detto di aver pianificato l’uccisione per una settimana e di aver auspicato di “mantenere il segreto fino alla mia morte per vecchiaia”. Quanto alle scritte incise sui proiettili (fra cui ‘Bella ciao’), Robinson ha spiegato che “rappresentano per lo più un grande meme”. In un altro messaggio, aveva scritto di non poterne più dell’odio diffuso dall’attivista.

L’Fbi “indagherà chiunque sia coinvolto nella chat su Discord” in cui Tyler Robison avrebbe rivelato di aver sparato a Charlie Kirk. Lo ha fatto sapere il direttore dell’Fbi, Kash Patel, durante la sua audizione al Senato, specificando che gli agenti inquirenti “interrogheranno oltre 20 persone”.

L’annuncio di Rubio sui visti

Il segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che ai cittadini stranieri che hanno fatto commenti celebrativi sull’assassinio di Kirk verrà revocato il visto per gli Stati Uniti. “L’America non ospiterà gli stranieri che celebrano la morte dei nostri concittadini”, si legge in un post di Rubio. “Le revoche dei visti sono in corso. Se siete qui con un visto e fate il tifo per l’assassinio pubblico di una figura politica, preparatevi a essere espulsi”, ha avvertito il capo della diplomazia statunitense.

Dopo aver definito “quello che è successo a Charlie Kirk un’orribile tragedia”, l’ex presidente Usa Barack Obama, intervenendo al summit della Jefferson Educational Society, ha accusato Donald Trump “di usare questa tragedia per alimentare divisioni e mettere a tacere il dissenso”, iniziando ad incolpare nemici ideologici “ancora prima di aver determinato chi fosse il responsabile di questo efferato atto”.

Organizzazioni di sinistra nel mirino

La Casa Bianca sta studiando una serie di azioni esecutive contro organizzazioni di sinistra. A riportarlo è stato il Wall Street Journal, secondo cui, tra le ipotesi al vaglio ci sarebbero la revisione delle status fiscale esentasse di tali gruppi e l’applicazione di leggi anticorruzione. L’amministrazione intende individuare aggregazioni sospettate di attacchi a conservatori o a cause da loro sostenute.

Il vicedirettore dello staff della Casa Bianca, Stephen Miller, ha reso noto che il Dipartimento di Giustizia indagherà su chi finanzia gruppi i cui membri compiono violenze durante manifestazioni o altre attività, con la prospettiva di ritenere tali soggetti “penalmente responsabili”. Tra le opzioni discusse vi sarebbe anche l’uso della legge federale “Rico” per il crimine organizzato.

L’accusa a Zelensky

Il regime di Vladimir Zelensky ha un ruolo sia nel tentato omicidio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante la sua campagna elettorale che nella recente uccisione dell’attivista politico statunitense Charlie Kirk. A sostenerlo è stato il deputato della Verkhovna Rada Artem Dmitruk nel suo articolo per l’agenzia russa Tass. “Lo dico con piena responsabilità: Zelensky ha una mano nell’attentato alla vita di Trump e nell’assassinio di Charlie Kirk, sia ideologicamente che praticamente”, ha proseguito Dmitruk. L’attivista, stando all’Associated Press, ha contribuito in modo significativo alla sua vittoria alle ultime elezioni presidenziali. Kirk si è ripetutamente opposto agli aiuti militari americani all’Ucraina.


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