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Operazione Gelo

di Ernesto Ferrante -


E’ stato un giovedì al buio per Kiev. Nuove interruzioni dell’alimentazione elettrica sono state registrate nella capitale ucraina e dintorni. La misura d’emergenza è stata definita “necessaria” per cercare di riparare la rete ed evitare incidenti. L’azienda energetica Dtek ha esortato la popolazione a rimanere “tranquilla e calma” nell’attesa che si cerchi di “fare tutto il possibile per riparare i danni” causati dagli attacchi russi sul territorio. A riferirlo è stata l’agenzia Ukrinform.
Il raid del 23 novembre ha provocato il blackout di tutte le centrali nucleari della zona, e della maggior parte di quelle termiche e idroelettriche. Le forze russe hanno come obiettivo principale della loro offensiva le strutture energetiche del Paese. Il governo di Kiev è stato costretto ad introdurre interruzioni di corrente programmate.
Il presidente della compagnia energetica statale ucraina, Volodimir Kudritski, ha spiegato che il Paese sarà in grado di riprendere il suo programma di interruzioni di corrente questa settimana, se non ci saranno ulteriori bombardamenti del nemico.
Il presidente russo Vladimir Putin ha “motivato” la necessità di questo tipo di azioni. “Ora c’è molto rumore sui nostri attacchi alle infrastrutture energetiche di un paese vicino. Sì, lo stiamo facendo. Ma chi ha iniziato? Chi ha colpito il ponte di Crimea, chi ha fatto saltare in aria la linea elettrica della centrale nucleare di Kursk, chi non ha dato l’acqua a Donetsk? La mancata fornitura di acqua ad una città da milioni di abitanti è un atto di genocidio”, ha detto Putin.
“Nessuno ha detto una parola al riguardo da nessuna parte. C’è il completo silenzio. Non appena noi ci muoviamo per fare qualcosa in risposta subito c’è rumore, frastuono, crepitio in tutto l’Universo. Ma questo non interferirà con le nostre missioni di combattimento”, ha aggiunto il presidente russo.
L’operazione militare speciale potrebbe terminare in ogni momento se Zelensky dovesse dimostrare di volerlo. Lo ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Volodymir Zelensky sa quando può finire il conflitto, può finire domani se Kiev lo vuole”, ha proseguito il portavoce.
La pace “è possibile”, il “disarmo è possibile ma Dio vuole la nostra buona volontà”. Il Papa, durante l’Angelus, ha rinnovato il suo accorato appello per la pace. Bergoglio ha chiesto ai fedeli di pregare “per la martoriata Ucraina che soffre tanto. Penso alle parole dell’angelo alla Vergine ‘nulla è impossibile a Dio con l’aiuto di Dio’, la pace è possibile, il disarmo è possibile, ma Dio vuole la nostra buona volontà. Ci aiuti la Madonna a convertirci ai disegni di Dio”.
Secondo il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la Russia avrebbe smesso di minacciare il dispiegamento di armi nucleari perché “la comunità internazionale ha tracciato una linea rossa”. “Durante la mia visita a Pechino, il presidente cinese Xi e io abbiamo detto congiuntamente che le armi nucleari non devono essere usate. Poco dopo, il G20 ha ribadito questa posizione”, ha dichiarato Scholz ai media tedeschi e al quotidiano francese Ouest-France.
In una colonna per la rivista Newsweek, gli editorialisti David Rundell e Michael Gfeller hanno scritto che il “corso più morale” per gli Stati Uniti è persuadere Kiev a negoziare la pace e non “prolungare la sofferenza degli ucraini”.


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