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Operazione ‘Passepartout’ a Palermo: arrestati 5 uomini di Messina Denaro

di Redazione -


Nella rete degli investigatori della Dda che cercano riscontri sul boss della mafia Matteo Messina Denaro è finito un insospettabile assistente parlamentare. Si tratta di Antonello Nicosia, 48 anni, arrestato insieme ad altre quattro persone dalla guardia di finanza e dai carabinieri del Ros per associazione mafiosa. Secondo l’accusa i boss più vicini al superlatitante lo consideravano una vera e propria chiave per poter entrare nelle carceri, veicolare messaggi e avere contatti diretti con gli affiliati dietro le sbarre. Non a caso l’operazione, che ha portato al sequestro di beni e disponibilità finanziarie, fra cui un’imbarcazione e una carta di credito collegata a conti esteri, è stata soprannominata ‘Passepartout’. Tra i destinatari del fermo, emesso dalla Dda di Palermo, c’è anche il capomafia di Sciacca, Accursio ‘Matiseddu’ Dimino. Reclutatore di nuovi adepti per Cosa Nostra, avrebbe organizzato l’assassinio di un imprenditore proprio insieme a Nicosia e con lo scopo di impossessarsi delle aziende della vittima. Fortunatamente il piano non fu mai attuato. Negli anni ’90 Dimino ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo delle dinamiche associative ultra-provinciali, mantenendo contatti e diffondendo ‘pizzini’ con i corleonesi, in particolare con Riina e Brusca. Il suo nome traspare nelle vicende che riguardano la famiglia mafiosa Gambino di New York, in particolare nella pianificazione di un’attività criminale che successivamente non è stata portata a compimento a causa dell’improvviso omicidio – avvenuto negli Stati Uniti lo scorso 13 marzo – di Frank Calì alias FrankieBoy, esponente di spicco dell’articolazione italo-americana.Ma è Nicosia il vero protagonista del blitz scattato lunedì all’alba a cui hanno partecipato più di cento militari. In televisione parlava di legalità e diritti dei carcerati, ma a riflettori spenti interloquiva con i boss più vicini al superlatitante Matteo Messina Denaro, da lui considerato “il primo ministro”. Esponente dei Radicali Italiani e collaboratore della parlamentare di LeU, ora in Italia Viva Giuseppina Occhionero (che non risulta indagata), è stato arrestato dalla guardia di finanza e dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’operazione ‘Passepartout’ della Dda di Palermo. L’accusa contestata è di associazione mafiosa. Non è inoltre nuovo alla giustizia: alle spalle ha una condanna a dieci anni e sei mesi per associazione finalizzata al traffico di droga. Microspie e intercettazioni hanno svelato il suo vero volto. “L’aeroporto ‘Falcone e Borsellino’? Bisogna cambiargli il nome”, diceva non sapendo di essere ascoltato mentre percorreva la strada che conduce allo scalo aereo dedicato ai due giudici uccisi nel 1992. “Perché dobbiamo arriminare (mescolare, ndr) sempre la stessa merda? Sono vittime di che cosa? Di un incidente sul lavoro. E la gente deve dire: ‘Sa, Falcone e Borsellino sono due magistrati uccisi dalla mafia con le bombe’. Perché non si dovrebbe chiamare Pirandello o Sciascia?”. Nicosia non sdegnava incontri con i vertici mafiosi. Come la riunione dello scorso febbraio a Porto Empedocle, nell’agrigentino, insieme a due pregiudicati, di cui uno considerato fidato sodale di Messina Denaro. I tre, secondo quanto ricostruito, si sarebbero prodigati proprio per recuperare del denaro da consegnare al ricercato. Per gli investigatori sarebbe “strumentale” l’uso del rapporto instaurato con la parlamentare Occhionero, ex Liberi e Uguali, collaborazione parlamentare che avrebbe permesso a Nicosia di accedere all’interno di diverse carceri e avere contatti diretti anche con affiliati a Cosa Nostra dietro le sbarre. Avrebbe veicolato messaggi tra soggetti liberi (a vario titolo contigui al contesto mafioso siciliano) e detenuti già condannati in via definitiva per partecipazione ad associazione mafiosa. L’appartenenza al Comitato nazionale dei Radicali Italiani e il ruolo di direttore della onlus Osservatorio internazionale dei diritti dell’uomo gli avrebbe permesso di favorire conoscenti e famigliari di Messina Denaro, tra cui il cognato Filippo Guttadauro, attualmente ristretto a Tolmezzo in provincia di Udine.

Domenico Condello

 


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