Cronaca

Orrore a Gemona: il delitto che ha sconvolto il Friuli

Nella notte tra il 25 luglio 2025, a Gemona del Friuli, Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso, fatto a pezzi dlla madre e dalla compagna.

di Gianluca Pascutti -


Gemona è oggi un nome che evoca orrore, dolore e incredulità. Una tranquilla cittadina friulana, conosciuta per le sue bellezze storiche e la quiete delle sue strade e la straordinaria reazione dei cittadini dopo la devastante scossa di terremoto del 6 maggio 1976, si è risvegliata con un incubo che mai avrebbe pensato di vivere.

Nel cuore di Gemona, dove la quotidianità scorre tra colline verdi e mura antiche, è avvenuto uno dei fatti di sangue più raccapriccianti della storia recente del Friuli. Alessandro Venier, 35 anni, è stato ucciso, fatto a pezzi e nascosto in un bidone coperto da calce viva nel seminterrato della casa dove viveva. Un gesto estremo, ma ancor più sconvolgente è la scoperta che a compierlo sarebbero state due donne a lui vicinissime: la madre, Lorena Venier, e la compagna, Marylin Castro Monsalvo.

Il delitto pare sia maturato il 25 luglio tra le mura di una casa a pochi passi dal centro di Gemona, una casa apparentemente normale. Nessuno avrebbe potuto immaginare che dietro quelle finestre si celasse un clima di tensione crescente, degenerato in un’azione efferata e lucidamente disperata. Le due donne hanno confessato: un gesto “mostruoso”, così l’ha definito la madre durante l’interrogatorio, lasciando sgomenti gli inquirenti e l’intera comunità.

Gemona, da sempre considerata una realtà serena e familiare, si trova ora a fare i conti con le domande che non trovano risposta: cosa ha portato una madre a sopprimere suo figlio? Quali dinamiche familiari hanno preceduto l’orrore? In assenza, per ora, di una chiara premeditazione, emergono frammenti di un quotidiano deteriorato, forse segnato da frustrazioni, solitudini e rancori silenziosi.

L’aspetto più agghiacciante non è solo la violenza dell’atto, ma la sua gestione “domestica”: calce viva per coprire l’odore, il corpo smembrato e lasciato lì, nel silenzio di una casa che ormai ha perso ogni umanità. E tutto questo è accaduto a Gemona, sotto gli occhi inconsapevoli di vicini, amici, forse anche parenti.

Ora Gemona piange non solo una vittima, ma un’intera famiglia spezzata, una bambina di sei mesi rimasta senza genitori, affidata ai servizi sociali, simbolo innocente di un dramma insostenibile.

Lorena Venier era un’operatrice dell’ospedale di Gemona, una professionista stimata e ben voluta da tutti, i colleghi non hanno rilasciato dichiarazioni, si sono rinchiusi nel loro silenzio straziati comprensibilmente da quanto accaduto nell’incredulità più assoluta.

Le due donne attualmente sono recluse nel carcere Coroneo di Trieste.


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