Attualità

“Ospitalità povera” della Francigena: un miraggio

La testimonianza raccolta da L'identità: parla un "pellegrino" dopo 170 chilometri percorsi in sette giorni

di Angelo Vitale -


La Via Francigena, le vie romee: come ci si trovano i “pellegrini” del 2025?

Francigena, un itinerario europeo

E’il percorso dall’Europa fino a Roma, per arrivare al Sud verso i porti di imbarco per la Terrasanta. Meta di crociati e pellegrini, dal 1994 in Italia “itinerario culturale europeo”. Promosso a livello locale, come nell’Italia centrale, sempre meglio.

Nella scia del più affermato Cammino di Santiago di Compostela, oggetto di piani di valorizzazione, per farne l’esempio di un turismo, come ormai si dice frequentemente, esperenziale.

Ma, nell’epoca in cui non ci sono più i crociati, come vivono e percorrono la Francigena i “pellegrini” del nostro tempo?

Una testimonianza: parla Tommaso

L’identità ha raccolto la testimonianza di un giovane architetto vicentino, Tommaso Chiumento che è emblematicamente, per età e filosofia di vita personale, il simbolo di quello che da anni viene chiamato walking.

La Francigena, ma anche il Cammino di Santiago di Compostela, è oggi percorsa non solo da chi lo fa per motivi religiosi. Esiste un walking “laico” che, nel cammino a piedi attraverso la natura che si coniuga con la storia, promuove la ricerca migliore di se stessi, puntando ad una qualità della vita migliore nel quotidiano.

Tommaso ha 27 anni, è appena rientrato da un anno di Servizio civile universale in Perù con il progetto Semillas e, giorni fa, ha percorso la Francigena da Siena a Roma.

In sette giorni 170 chilometri

Dal 10 agosto al 16 ha percorso circa 170 chilometri, attraversando i Comuni della Toscana e del Lazio. Aveva appresso uno zaino e una piccola tenda, ogni volta puntando alla “ospitalità povera” di quei luoghi, chiedendo solo uno spazio anche piccolo dove montare la sua tenda e sostare poche ore mentre con il fornelletto si cucinava qualcosa.

“Non ci sono riuscito quasi mai – racconta senza malanimo – perché ho incrociato solo l’offerta di un posto dove dormire attraverso il corrispettivo del donativo”.

Il “donativo” obbligatorio

Una forma di obolo, abbiamo accertato, che le strutture religiose hanno da tempo introdotto. Un importo che dovrebbe essere generato da un rapporto di fiducia e disponibilità reciproche, forse anche “riservato” nella sua quantificazione.

Invece, sulla Francigena, dice Tommaso, “il donativo è obbligatorio, 25 o 30 euro”. Chi lo rifiuta, come ha fatto lui non per risparmiare ma per adeguare anche questi giorni ad una vita in cui persegue l’assenza di sprechi, ove possibile, si sente opporre una resistenza arrivata a giustificare l’impossibilità di installare la sua piccola tenda negli spazi verdi o comunque privati dei conventi come se ciò fosse vietato dalle autorità locali.

La teoria della “ospitalità povera”, in tal modo, perde significato, in un quadro nel quale i numeri sono comunque significativi.

Il walking, i numeri in Italia

Nei cammini italiani, il numero di pernottamenti cresce (1,435 milioni nel 2024 con un +6% rispetto al 2023) con una frammentazione tra varie forme di accoglienza. Circa il 6% dei camminatori usa ospitalità religiosa (che può comprendere, si dice, forme di ospitalità povera), e molte persone scelgono alloggi semplici e a basso costo, mostrando una domanda non solo turistica ma anche culturale e spirituale legata a questi modelli di ospitalità.

Le monache e i monaci

Una considerazione, quella di Tommaso, che è solitaria. Da circa un decennio in Rete, sui social e in discussioni pubbliche crescono le polemiche, le proteste e le critiche riguardo alla questione dei “donativi obbligatori” nelle strutture di ospitalità povera legate ai cammini in Italia.

Molti pellegrini e camminatori criticano la pratica di chiedere donativi che in realtà vengono percepiti come obbligatori, un tema che genera talvolta malumore e divide tra chi sostiene l’importanza dell’ospitalità gratuita o a offerta libera e chi invece segnala che in molte strutture il donativo si trasforma in un costo fisso obbligatorio, andando un po’ a snaturare lo spirito originario di gratuità e accoglienza basata sulla condivisione.

Otto anni fa, in Toscana, la Regione aveva manifestato interesse alla necessità della ospitalità povera o addirittura gratuita nell’area della Francigena, erogando risorse ai Comuni. Un modello che evidentemente non è passato se ora il presidente Eugenio Giani ci fa sapere che, pur essendo “tutti gli ostelli lungo la Francigena realizzati con soldi messi dalla Regione, essendo la proprietà degli immobili dei Comuni, sono gli enti locali che, invece di fare le gare di affidamento devono attuare la coprogrammazione e la coprogettazione come hanno fatto ad Altopascio”.

E se i “pellegrini” come Tommaso si scontrano, nell’ambito delle strutture religiose, con il “donativo obbligatorio”?

Nel Lazio, non condivide l’opinione di Tommaso il consigliere di Montefiascone Renato Trapé: “I nostri amici monaci e le nostre amiche monache vivono di questo. Ritengo che sia corretta la richiesta di 25/30 euro a fronte di una ospitalità che, per noi, deve puntare a trasformare il “pellegrino” in “turista”, scegliendo di ritornare anche per più di un giorno sul nostro territorio”.

Il paradosso da sciogliere

Due mondi che non riescono a parlarsi, quello del walking povero sulla Francigena e quello delle policy locali che guardano ad una piena valorizzazione economica del territorio, comprese le strutture religiose che questo ospita. Un pieno paradosso, che almeno potrebbe essere evitato cancellando il sostantivo “donativo” e scegliendo definitivamente tariffe di accoglienza sul modello di alberghi e b&b. Ma non si parli più, però, in maniera suggestiva di “ospitalità povera”.


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