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“Pacifici ma decisi”: l’assedio dei trattori a Roma e le richieste al governo

di Angelo Vitale -


Una marcia su Roma che per ora non invade la Capitale. “Tutto pronto per far convergere a Roma i trattori da tutta Italia – annunciano i Cra degli Agricoltori Traditi riuniti intorno alla figura di Danilo Calvani – . Abbiamo pianificato e concordato con la Questura e gli altri uffici competenti la mappatura dei luoghi che accoglieranno i trattori e le iniziative che verranno intraprese di concerto con le forze dell’ordine. Abbiamo riscontrato la massima disponibilità dai funzionari della Questura nell’assistere i partecipanti alla mobilitazione che nei prossimi giorni si concentrerà nella Capitale”. E allora, per i trattori guidati da Calvani, il giorno del via diventa l’8 febbraio. “Giovedì partirà una grande mobilitazione a tutela del comparto alimentare e più in generale dell’intera economia italiana”. Come da settimane, “nessun simbolo di partiti e sigle sindacali, ma cittadini di varia estrazione sociale impegnati per la vera sovranità agroalimentare a difesa della nostra cultura e tradizione”.

Calvani annuncia l’arrivo della protesta pure sul palco di Sanremo 2024. Dopo l’ok di Amadeus da concordare solo il giorno e l’ora in cui, come in precedenti occasioni dei decenni scorsi, le pellicce delle signore in sala nel Teatro Ariston faranno da dissonante cornice ai motivi di una rivolta dagli esiti incerti, ogni giorno rintuzzata dalle dichiarazioni di apertura che dall’esecutivo Meloni arrivano al mondo dell’agricoltura in protesta, per tranquillizzare gli animi e ricondurre l’intera questione a ragionamenti utili per fare più forte il pressing italiano sul Green Deal da tempo contestato ai tavoli europei.

Cecchina a poco meno di 30 chilometri dalla Capitale, Albano, Civitavecchia, Fiano, Torrimpietra, Anagni le prime località della mappa degli appostamenti di camion e trattori che Calvani riunirà intorno a Roma. Ma già dalle prime ore di domattina un altro maxi appostamento sulla Nomentana raccoglierà circa 500 mezzi degli agricoltori chiamati a raccolta intorno alla Capitale da Riscatto Agricolo, un movimento nato dai propositi comuni di Salvatore Fais, Maurizio Senigagliesi e tre loro amici. “Pensavamo di riunire al massimo gli agricoltori della nostra terra toscana – ci dice Senigagliesi al telefono – e invece siamo arrivati a centinaia di adesioni anche fuori regione, come nel Lazio”. Senigagliesi ci risponde mentre guida il suo mezzo nella zona della Maremma verso Roma: “Stiamo seguendo vie laterali, abbiamo concordato con le autorità anche le autorizzazioni per sfilare dalla Nomentana verso il centro della città, ma confido che il nostro campo sia raggiunto da chi deve ascoltarci”.

Dieci i punti del loro Manifesto, dalla richiesta di riprogrammare il Green Deal con la revisione della policy agricola Ue a quella di vietare l’importazione di prodotti agricoli provenienti da Paesi dove non sono in vigore gli stessi nostri regolamenti produttivi e sanitari, dall’istituzione di un tavolo che intorno al quale siano seduti “solo veri agricoltori” all’abolizione di vincoli e incentivi per non coltivare il 4% dei terreni e di ogni contributo che disincentivi la produzione. Dietro le richieste, con foga,l’orgoglio di una categoria che rifiuta l’assistenzialismo e la burocratizzazione che ne è derivata: “Il 50% dei fondi Ue serve a tenere a galla un sistema che rifiutiamo. Vogliamo vivere di ciò che produciamo, chiedendo che ci sia pagato al giusto prezzo”.

Ma c’è pure la richiesta di una detassazione, in materia di Irpef e Imu e di una conferma per il gasolio agevolato, oltre a un no netto al cibo e al pressing per il contenimento della fauna selvatica e di una riqualificazione della figura dell’agricoltura: anche qui, sentitissima, l’accusa generalizzata di inquinatori addossata agli agricoltori da una certa politica Ue.

Maurizio Senigagliesi bada pure a definire “mie opinioni personali” le considerazioni sulla protesta generalizzata in corso in tutta Italia, che sta evidenziando innanzitutto un crollo della rappresentanza di una categoria che, nei decenni, ha fatto le fortune del sistema politico nazionale, dalla Democrazia Cristiana ad oggi: “Potremo vincere forse questa battaglia, ma non la guerra. Ci sono interessi che travalicano perfino l’Europa e le sue politiche. A mio avviso, generati dall’aspirazione di precise multinazionali ad uno stato dell’arte che, immutabile, conservi la situazione che combattiamo”.


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