IL CARRELLO DELLA SPESA – Tutti in palestra ma occhio a rincari e trasparenza
Bilancieri, tappeti; e poi pesi, dischi, macchine di ogni forma e dimensione: quello con la palestra è diventato, ormai da anni, un appuntamento fisso della giornata degli italiani. Grandi e piccoli, a ogni età. Non c’è limite. La passione per il fitness, la voglia di rimettersi in forma. O, semplicemente, per stare bene con sé stessi. Del resto non è mica un caso se, come riferisce l’Osservatorio Fitness e Benessere in Italia, pubblicando i dati di un’indagine AstraRicerche commissionata da Anytime Fitness, addirittura l’86,4% degli italiani ritiene che l’allenamento regolare serva a sentirsi più energici e felici, l’83,8% dei cittadini lo ritiene indispensabile per alleviare e scaricare tensioni e stress accumulati durante la giornata e il 76,3%, grazie alla palestra, ha lentamente recuperato e rafforzato autostima e fiducia. Finita l’estate, con i suoi stravizi e le sue mille tentazioni, è giunta l’ora di tornare, appunto, in palestra. Ma con una sorpresa. L’abbonamento medio è salito di prezzo. Una sorpresa che ha interessato più di un italiano su due. Stando ai dati pubblicati dai consumatori Udicon, difatti, il 52,7% degli utenti ha riscontrato un aumento dei costi nel corso degli ultimi dodici mesi. Il prezzo medio, calcolato sull’anno, è pari, sempre secondo Udicon, a circa 600 euro. Lo è, almeno, per la stragrande maggioranza di iscritti e consumatori: l’83%. Va da sé che, disseminate lungo tutto lo Stivale, di palestre se ne trovano di ogni tipo. Che offrono, ai loro clienti, servizi (e strutture) differenti. Si va, specialmente in provincia, dai capannoni allestiti di panche piane e pesi fino ai più raffinati club che garantiscono agli utenti anche la possibilità di accedere a saune, bagni turchi e percorsi benessere. È naturale, dunque, che il costo medio rappresenti un punto di riferimento necessario che, però, non risolve in sé la questione. Quella vera, per l’Udicon, è legata alla trasparenza. Già, perché solo un consumatore su tre (29,5%) afferma di conoscere le clausole del proprio abbonamento, mentre quasi uno su due (43,4%) dichiara di non aver ricevuto spiegazioni esaustive e sufficienti all’atto dell’iscrizione. Ma non basta, perché a volte le leve commerciali sono ritenute un po’ troppo aggressive dagli stessi utenti. Il 23,3% ha raccontato all’Udicon di essersi trovato di fronte a una richiesta di iscrizione immediata per non perdere l’offerta, mentre sei su dieci (58,9%) avrebbero preferito conoscere i costi in anticipo e avere più tempo per decidere. Se la stragrande maggioranza dei contratti viene sottoscritto direttamente in palestra (96%), è raro (ma non infrequente) che gestori e proprietari delle palestre comunichino via telefono o mail ai loro clienti le offerte che, di volta in volta, ritengono di proporre al pubblico.
Il tema, dunque, è quello della trasparenza per i consumatori. E non sarebbe nemmeno una grossa novità. È notizia di qualche mese fa, infatti, quella che riguarda la stangata comminata dall’Antitrust alla catena Virgin. Che si ritrovò, a giugno scorso, con una sanzione da tre milioni di euro. Perché, stando ai controlli dell’autorità garante, non avrebbe fornito ai clienti informazioni utili e puntuali sui termini e condizioni di adesione, in special modo sulla questione del rinnovo automatico e delle modalità per esercitare i diritti di recesso o della disdetta dall’abbonamento sottoscritto. Inoltre non furono, secondo l’Agcm, nemmeno spiegati i motivi degli aumenti ai costi imposti nel 2024.
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