Economia

Papa Francesco: “Tecnologia né da temere né da idolatrare”

di Cristiana Flaminio -


Papa Francesco non ha paura della tecnologia né, beninteso, ha la minima intenzione di idolatrarla. Il messaggio del Pontefice all’udienza in cui ha ricevuto i rappresentanti della Confederazione nazionale Formazione e aggiornamento professionale è un manifesto che richiama a rimettere al centro delle cose umane, come l’economia, l’uomo e la comunità. “Abbiamo due tentazioni: da un lato la tecnofobia, cioè la paura della tecnologia che porta a rifiutarla; dall’altro lato la tecnocrazia, cioè l’illusione che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi”. Entrambe da rifiutare. Papa Francesco spiega: “Si tratta invece di investire risorse ed energie, perché la trasformazione del lavoro esige una formazione continua, creativa e sempre aggiornata. E nello stesso tempo occorre anche impegnarsi a ridare dignità ad alcuni lavori, soprattutto manuali, che sono ancora oggi socialmente poco riconosciuti”.

Ma non basta. Perché il lavoro non è un banale mezzo bensì dovrebbe rappresentare il ruolo che ognuno svolge all’interno della propria comunità di riferimento. E appunto dalla comunità, piuttosto che dall’algoritmo o dalla paura, occorre ripartire. “Una valida formazione professionale è un antidoto alla dispersione scolastica e una risposta alla domanda di lavoro in diversi settori dell’ economia”, ha ricordato il Pontefice. Che, però, è ben consapevole che non sia tutto così facile come appare: “Ma una buona formazione professionale non si improvvisa. Serve un forte legame con le famiglie, come in ogni tipo di esperienza educativa; e serve un sano ed efficace rapporto con le imprese, disposte a inserire giovani al proprio interno. Questi – ha detto il Papa – sono i due poli di riferimento, perché insieme alle competenze tecniche sono importanti le virtù umane: una tecnica senza umanità diventa ambigua, rischiosa e non è veramente formativa”.  

Non è banale la considerazione del pontefice sul lavoro oggi: “Oggi assistiamo a un degrado del senso del lavoro, che viene sempre più interpretato in relazione al guadagno piuttosto che come espressione della propria dignità e apporto al bene comune. Pertanto, è importante che i percorsi di formazione siano al servizio della crescita globale della persona, nelle sue dimensioni spirituale, culturale, lavorativa”. L’uomo si realizza nel lavoro e col lavoro. Ma anni di precariato e di individualismo sfrenato, evidentemente, hanno messo l’umanità in condizioni pulviscolari di egoismo e cinismo che restituiscono tante, troppe, monadi in un mondo sempre più slegato e meno umano. Il discorso del pontefice ai formatori professionali, inoltre, rappresenta un interessante “anticipo” del contributo che Papa Francesco potrà dare ai lavori del G7 sulla tecnologia, concentrati in particolar modo sul tema spinoso e ingombrante dell’intelligenza artificiale, in programma dal 13 al 15 giugno a Brindisi. A cui, tra gli altri, prenderà parte anche il Santo Padre.


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