Parla il senatore Gianluca Cantalamessa: “Regole, educazione e sport contro la devianza minorile”
L’intesa sul candidato presidente in Campania nel centrodestra è ancora lontana ma se c’è una certezza è che la Lega ha scelto di provare a portare in Consiglio regionale Daniela Di Maggio, la mamma di Giovambattista, “Giogiò”, giovane vittima innocente di una violenza assurda: la notte del 31 agosto di due anni fa veniva ucciso a Napoli, con tre colpi di pistola, da un sedicenne, senza nessun motivo. “Daniela Di Maggio è una donna di enorme valore, una madre che il giorno dopo aver perso il figlio – il dolore più grande che si possa immaginare -prende coraggiosamente atto che l’unica cosa da fare sarebbe stata quella di far sì che la morte di Giovanbattista non fosse inutile, di fare in modo che altri genitori non dovessero più sopportare l’ingiustizia e il dolore che lei stessa ha dovuto subire, la dice lunga sulla sua sensibilità e determinazione”, così il senatore Gianluca Cantalamessa, capogruppo in commissione Antimafia e segretario provinciale di Napoli della Lega, commenta la scelta di candidare Di Maggio.
“La vicinanza alla Lega è nata in maniera molto spontanea: in ogni occasione pubblica Daniela Di Maggio ha riconosciuto che il nostro partito ha dato una risposta concreta e tempestiva affinché alcune leggi fossero modificate”.
I numeri purtroppo spaventano: nel 2024 sono stati oltre 44.000 i reati commessi da minorenni in Italia. Lei da anni segue queste tematiche, dove ha fallito il sistema? E quali azioni propone la Lega per invertire questa tendenza e salvare una generazione?
“Il sistema è fallito innanzitutto per responsabilità degli adulti che sono diventati più deboli, hanno tolto ai figli una serie di regole e talvolta hanno fornito loro falsi miti, spostando l’attenzione dai valori alle cose materiali generando la mancanza di un sogno da perseguire con sacrificio e dedizione. La Lega, già a partire dalla scorsa legislatura, ha puntato sulla prevenzione e sulla reintroduzione di una serie di regole: abbiamo ripristinato l’educazione civica a scuola, i Giochi della Gioventù, la bocciatura per il sei in condotta e nel decreto Caivano abbiamo previsto la perdita di qualsiasi misura di sostegno al reddito per le famiglie i cui figli minorenni non finiscano la scuola dell’obbligo. Vorrei aggiungere che purtroppo, molto spesso e sempre per responsabilità degli adulti, i ragazzi hanno come riferimento modelli negativi: pensiamo alle magliette con le scritte ‘mafia’ o ‘narcos’, ai videogiochi nei quali si guadagnano punti ammazzando poliziotti e vendendo droga o a fiction come ‘Gomorra’ dove non ci sono modelli positivi ma solo personaggi con una forte caratterizzazione negativa. E poi c’è un altro punto fondamentale: l’accesso alle notizie, all’informazione, al mondo in generale, tramite gli smartphone e i social network fa sì che gli adolescenti di oggi maturino più in fretta, e quindi è giusto adeguare anche il codice penale al fatto che un ragazzo di 14 o 15 anni di oggi non è come un ragazzo di 15 anni di cinquant’anni fa”.
Mi ha citato il decreto Caivano: il governo ha investito molto nella riqualificazione del centro sportivo, e prima ancora, la palestra del maestro Gianni Maddaloni a Scampia ha dimostrato quanto lo sport possa essere uno strumento potente di riscatto sociale. Quanto è importante continuare su questa strada e rafforzare la presenza di presidi sportivi e culturali nei quartieri più fragili?
“Sono fermamente convinto che lo sport sia fondamentale, come presidio di legalità per togliere i ragazzi dalla strada in contesti difficili e come ‘palestra di vita’: lo sport insegna la sana competizione, a rispettare le regole, a credere nel gioco di squadra. E ritorniamo ad un aspetto fondamentale: la prevenzione dei reati. Nel decreto Caivano – che ovviamente si estende a tutto il territorio nazionale – sono previste molte misure in questo senso: dall’ammonimento per i ragazzi al di sotto dei 14 anni che dovessero commettere reati, e nel nostro Paese sono 2400 i reati commessi ogni anno da minori di 14 anni, che preveda anche la responsabilità dei genitori per quanto la responsabilità penale sia personale, alla possibilità di carcerazione preventiva per taluni reati fino alla possibilità di spostare dei ragazzi detenuti dalle carceri minorili agli istituti penitenziari ordinari laddove dimostrino di non volersi riabilitare, affinché non diventino degli esempi negativi per gli altri che possono essere salvati e recuperati”.
Senatore, una battaglia culturale come quella contro la devianza minorile richiede tempo, ascolto e visione. Se potesse mandare un messaggio oggi ai ragazzi a rischio quale sarebbe?
“Che i ragazzi di oggi sono migliori degli uomini di un tempo, che sta a noi tirare fuori il bello che hanno, cercare di dare delle regole precise e veicolare loro quei valori che hanno permesso a questo paese di diventare uno dei paesi più belli al mondo”.
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