Esteri

Parolacce e minacce, la trattativa con Wagner raccontata da Lukashenko

di Cristiana Flaminio -


Non è stata una passeggiata. Anzi. Trattare con Prigozhin, per Aleksandr Lukashenko, è stata una faticaccia. Mentre Wagner avanzava nella sua “marcia per la giustizia”, il Cremlino si preparava a blindare Mosca e i venti di guerra civile sembravano spirare su tutto il territorio russo. “Fammi provare a contattarlo”, così è venuta l’idea a Lukashenko e ha chiesto a Putin di dargli l’ok per avviare un confronto con il capo dei miliziani in rivolta.

Il presidente bielorusso ha ripercorso, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Belta, le fasi concitate di un dialogo che sembrava inutile e che, invece, ha avuto successo frenando l’avanzata di Wagner a duecento chilometri da Mosca. Tra Prigozhin e Lukashenko sono volate parole grosse. Il capo del governo di Minsk ha raccontato che per mezz’ora, più che di negoziato si è trattato di puro turpiloquio condito da insulti, parolacce e minacce. Intanto, dopo aver parlato alla nazione, Putin aveva promesso all’omologo bielorusso che avrebbe schiacciato la rivolta ed eliminato gli insorti. A quel punto, Lukashenko gli avrebbe chiesto la disponibilità a trattare. E Putin gli avrebbe risposto che sarebbe stato tutto inutile perché Prigozhin “non risponde al telefono” e “non vuole parlare con nessuno”.

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La prima telefonata con il capo della Wagner sarebbe avvenuta alle 11, cinquanta minuti dopo la fine del discorso del presidente russo in tv. Grazie alla mediazione, decisiva, del generale russo Yunus Bek Yevkurov. Un dialogo che ha stentato a decollare perché, come ha ricordato Lukashenko, “Yevgeny era completamente euforico e abbiamo parlato solo con parolacce, il numero di parolacce era dieci volte superiore a quelle normali”. Ma un’apertura, però, c’era stata. “Ad Aleksandr Grigorevic rispondo”, avrebbe detto Prigozhin ai suoi collaboratori. Dopo le contumelie, il racconto del capo della Wagner che secondo Lukashenko avrebbe agito sotto l’onda emotiva e la suggestione dei suoi stessi comandanti, a loro volta furiosi per “aver visto tanti ragazzi morti”.

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E a proposito di morti, Putin avrebbe ventilato l’ipotesi di far fuori Prigozhin e di affrontare la rivolta. Ma così, gli avrebbe detto Lukashenko, non ci sarebbero stati margini per una trattativa. “Meglio una cattiva pace che qualsiasi guerra”. Adesso il focus dell’attenzione è tutto dedicato ai contenuti della trattativa. Prigozhin è arrivato a Minsk e presto potrebbero raggiungerlo i suoi fedelissimi della Wagner. Ma cosa c’è sul tavolo dei negoziati? E, soprattutto, la Russia sancirà una pace vera con la brigata dei ribelli oppure ci saranno conseguenze, dal momento che già si comincia a parlare di giri di soldi sospetti mentre l’Fsb ha già fatto decadere le accuse contro il capo di Wagner?


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