Politica

Passa in Senato stretta su sequestro degli smartphone

di Lino Sasso -

OK SENATO A STRETTA SEQUESTRO DI PC E SMARTPHONE, PIÙ PRIVACY


L’Aula del Senato ha approvato il disegno di legge a firma di Pierantonio Zanettin e Giulia Bongiorno per la disciplina del sequestro di apparecchi informatici nell’ambito di indagini penali. Il provvedimento, che adesso dovrà affrontare il vaglio dell’altro ramo del Parlamento, introduce una procedura dettagliata per il sequestro di smartphone, tablet, pc e memorie digitali da parte dell’autorità giudiziaria al fine di garantire un maggiore equilibrio tra le effettive esigenze investigative e il diritto alla riservatezza dei cittadini. La decisione sul sequestro di questi dispositivi non sarà dunque più presa arbitrariamente dai pm, ma necessiterà dell’autorizzazione del gip. I telefonini, al pari di altri supporti digitali di uso comune, è la ratio, ormai contengono una moltitudine di informazioni attinenti alla sfera personale rispetto alle quali è necessario stringere le maglie dalla privacy. Tanto che il testo approvato a Palazzo Madama prevede anche maggiori garanzie nella fase dell’acquisizione stessa dei dati estratti dai supporti informatici, a partire dalla loro attinenza con i documenti processuali, e consente agli avvocati e ai consulenti tecnici dell’indagato di partecipare alla duplicazione, con la facoltà di formulare osservazioni nel merito.

Il via libero al provvedimento è stato salutato con grande entusiasmo dalla maggioranza a cui si è accodata anche Italia Viva. Astenuto il Pd, mentre il Movimento 5 Stelle ha votato contro. “Con una serie di interventi promossi da Forza Italia a tutela dei soggetti terzi estranei alle indagini, poniamo fine a quella gogna mediatica che per decenni ha travolto tutto e tutti, mettendo insieme gossip e notizie penalmente irrilevanti per distruggere carriere, reputazioni e vite intere. Potere di indagine e punizione dei colpevoli possono e devono andare di pari passo alla tutela delle garanzie individuali. E’ una battaglia che porteremo avanti sempre”, ha dichiarato il capogruppo azzurro Maurizio Gasparri. Per il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, l’approvazione del provvedimento rappresenta “un altro tassello importante nell’ottica di riforme ispirate ai principi della Costituzione e allo stretto interesse pragmatico dei cittadini. E’ questo lo spirito delle riforme della giustizia. Non un processo per sacerdoti, ma una dottrina per i fedeli”. E se il senatore di Fratelli d’Italia, Gianni Berrino, capogruppo in commissione Giustizia di Palazzo Madama, parla di un “buco normativo” che era giusto colmare, perché “le libertà e le prerogative degli italiani non possono essere sacrificate e vanno difese”, l’esponente dem Walter Verini denuncia “una tendenza a indebolire l’azione della magistratura e la sua indipendenza. Poteva essere l’occasione per un lavoro comune, invece è stato fatto un pasticcio”. Nonostante un pronunciamento della Corte Costituzionale abbia qualificato i messaggi contenuti negli smartphone come corrispondenza, la cui libertà e segretezza è tutelata dalla Costituzione, per il sentore grillino ed ex procuratore Scarpinato il provvedimento avrà l’effetto di “imbrigliare in tutti i modi i poteri di indagine della magistratura nei confronti dei reati dei colletti bianchi” e potrebbero beneficiarne anche dei “malintenzionati”. Espressione che non è piaciuta a Matteo Renzi secondo cui l’utilizzo di questo termine è “frutto di un giustizialismo che è ontologico”.


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