Trump, armi a Kiev. “Putin dice un sacco di stronzate”
Dopo giorni di incertezza e preoccupazione a Kiev arriva un parziale sospiro di sollievo e un nuovo cambio di rotta della Casa Bianca: Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti riprenderanno le forniture militari all’Ucraina a partire da 10 Patriot. “Devono difendersi”, ha dichiarato il presidente americano, rispondendo ai giornalisti durante una conferenza stampa con il premier israeliano Benyamin Netanyahu. Parole che sembrano segnare una retromarcia rispetto alla sospensione degli aiuti, decisa nei giorni scorsi dal Pentagono nell’ambito di una revisione delle scorte seguita ai raid su siti nucleari iraniani. Trump ha usato toni durissimi contro Vladimir Putin, accusandolo di “dire un sacco di stronzate” e di “uccidere troppe persone”, sottolineando il suo disappunto per la mancata volontà del Cremlino di negoziare seriamente la pace. La Casa Bianca, ha aggiunto, non è affatto soddisfatta del comportamento russo e potrebbe valutare nuove sanzioni. Ma nonostante le rassicurazioni, a Kiev permane l’incertezza sulla reale portata del sostegno americano. Le scorte di sistemi anti-missile Patriot, cruciali per la difesa aerea ucraina, sarebbero infatti al minimo: solo il 25% della disponibilità totale del Pentagono è ancora utilizzabile. Secondo Axios, Trump avrebbe promesso di inviare immediatamente 10 intercettori Patriot a Zelensky, meno di un terzo rispetto ai 30 inizialmente previsti. L’amministrazione americana sarebbe in contatto anche con la Germania, che sta valutando l’acquisto di altri sistemi da destinare a Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto maggiore chiarezza agli alleati, sottolineando la necessità di “stabilità, continuità e prevedibilità” nella fornitura di armi. Ha inoltre incaricato il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore di intensificare i contatti con Washington, rimarcando che le parole devono ora trasformarsi in azioni concrete, soprattutto per quanto riguarda la difesa aerea. La reazione di Mosca non si è fatta attendere. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha criticato la ripresa delle forniture come “contraria a ogni sforzo di pace” e favorevole alla prosecuzione delle ostilità. Tuttavia, ha evitato di attaccare direttamente Trump, lodando i suoi “sforzi per un negoziato diretto” tra Russia e Ucraina. Mosca attribuisce invece la responsabilità dell’escalation agli alleati europei, rei — secondo il Cremlino — di spingere per il continuo riarmo di Kiev.
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