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Paura anche in Italia, poi rientra l’allarme tsunami

di Cristiana Flaminio -

NELLO MUSUMECI MINISTRO ©imagoeconommica


Sveglia con l’incubo maremoto. Il ministro Musumeci promette: “Due leggi per la tutela del territorio”

 

Gli italiani si sono svegliati, nel cuore della notte, con l’incubo del maremoto. La tragedia che ha colpito il sud della Turchia e la Siria ha innescato, immediatamente, un allarme tsunami per le coste del Mediterraneo. È stata sospesa la circolazione dei treni e la Protezione civile, diramando l’allerta poco dopo le tre di ieri, ha raccomandato a famiglie e cittadini di “raggiungere l’area vicina più elevata”. Per tutta la notte, gli uomini della Protezione civile, insieme agli scienziati dell’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell’Ispra, hanno analizzato i movimenti e i rischi di un contraccolpo sulle acque del Mediterraneo del sisma, di magnitudo 7,5, che ha causato quasi 2.500 morti. Alle prime luci dell’alba, quando erano da poco passate le sei del mattino, l’allarme è fortunatamente rientrato. Ma non le polemiche e, soprattutto, nemmeno le preoccupazioni.

 

L’Anci ha lamentato, ancora una volta, che i sindaci sono stati “lasciati soli”. Il vicepresidente Ciro Bonajuto, sindaco di Ercolano in provincia di Napoli, ha affermato che, forse, sarebbe il caso di aggiornare le procedure d’emergenza, puntando su nuove tecnologie e digitale. “Questa notte alla 3.15, quando la Protezione Civile ha diramato l’allerta rossa per evacuare la popolazione a ridosso della fascia di costa, così come previsto dai protocolli in caso di maremoto, noi sindaci potevamo contare solo sui dipendenti comunali reperibili e qualche agente di Polizia locale”. Poi ha aggiunto: “Con questi strumenti avremmo dovuto obbligare i cittadini a lasciare le proprie abitazioni in piena notte? Abbiamo consapevolezza che con un’allerta rossa maremoto dobbiamo attivare il Protocollo di emergenza dei nostri piani comunali di protezione civile e il Centro operativo comunale per affrontare il coordinamento dei soccorsi. Mi chiedo però che senso ha lasciare ancora ai sindaci la responsabilità di allertare la popolazione in poche ore, se oggi con le nuove tecnologie è possibile inviare un messaggio diretto a tutti i cittadini interessati in una specifica area a rischio con il sistema nazionale di Allarme pubblico immediato”.
Ma il tema vero resta quello legato alla fragilità del territorio italiano. A tal proposito, giusto qualche giorno fa, il ministro per la protezione civile e per il mare Nello Musumeci, aveva lanciato, in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, l’allarme: “L’Italia è un territorio vulnerabile almeno per il 91% della sua estensione. Tanto nell’opera di prevenzione del dissesto idrogeologico quanto nella ricostruzione post-calamità, è mancato il controllo da parte dello Stato, che nei casi di inadempienza avrebbe dovuto agire con poteri sostitutivi e sanzionatori. Colmeremo questa lacuna con due disegni di legge e con l’istituzione di una cabina di regia a Palazzo Chigi”. Come? Secondo il ministro, coordinando i ministeri, azzerando la burocrazia e reperendo le risorse: “Il presidente Meloni ha deciso di costituire un gruppo di lavoro interministeriale, affidato al mio dicastero, per ricostruire il quadro degli interventi anti-dissesto in corso, le risorse stanziate e il fabbisogno residuo. Troppe fonti di finanziamento, troppi soggetti e nessuno che abbia sufficientemente controllato se abbiano operato bene e quanti dei fondi siano stati utilizzati. Parliamo di cifre considerevoli. Dal 2019 al 2027 sono stati messi a disposizione per la tutela del territorio 21 miliardi, tra risorse ex Dpcm Proteggi Italia, fondi di coesione, Fesr, Pnrr”. Musumeci ha spiegato: “Stiamo portando avanti una ricognizione seria, senza guardare in faccia nessuno. Vareremo prestissimo un disegno di legge per la prevenzione strutturale del rischio sismico e del dissesto idrogeologico che, oltre agli strumenti per semplificare e accelerare le procedure, comprese Via, Vas ed espropriazioni, istituirà una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio con funzioni di impulso, coordinamento e monitoraggio, ma anche con poteri sostitutivi e sanzionatori”.

Un programma così tetragono non poteva avere che tempi certi. Musumeci li ha elencati: “La ricostruzione sarà oggetto di un altro disegno di legge, che contiamo di presentare entro due mesi. Costruirà un modello unico per le ricostruzioni, definendo un quadro normativo omogeneo. Con la presidenza del Consiglio struttura nazionale di coordinamento. In cantiere abbiamo infine la revisione del Codice della protezione civile, a cui stiamo lavorando assieme al capo Dipartimento Fabrizio Curcio, e una legge-quadro per le Isole minori”. Per fortuna, l’allarme – per l’Italia – è rientrato. Ma la fragilità del territorio resta. E il caso di Ischia, solo qualche mese fa, ha riportato d’attualità i problemi, antichi e nuovi, che il Paese è chiamato a risolvere.


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