Politica

Pd, la profezia di Bettini e le correnti “alternate”

di Edoardo Sirignano -


 

La profezia di Goffredo Bettini. Lo stratega dem, in un’intervista rilasciata su queste colonne, scopre le carte. Il Partito Democratico, fino al 2024, anno in cui si terranno le prossime europee, perderà. L’interrogativo, pertanto, è un altro: riuscirà a sopravvivere dopo la batosta del 25 settembre e le ormai quasi sicure debacle volute in Lazio e in Lombardia? A tutto ciò, poi, bisogna aggiungere le conseguenze di un congresso, che sembra essere una vera e propria resa dei conti. Le stesse mozioni, esistite fino a ora, potrebbero sciogliersi come un gelato. Basta, d’altronde, leggere le interviste degli ultimi giorni per comprendere che ogni schema è saltato. Le vecchie alleanze sono un lontano ricordo. Tutti vogliono riposizionarsi o meglio ancora cavalcare l’onda. Ecco perché, consapevoli che Paola De Micheli e Gianni Cuperlo difficilmente se la giocheranno per la vittoria, possiamo immaginare diversi scenari, a seconda di chi la spunterà alle primarie.

Se vince Bonaccini

Nel caso in cui dovesse spuntarla il governatore dell’Emilia, la sinistra subirà l’ennesima scissione. Se Matteo Orfini e i suoi giovani turchi sposano la causa Bonaccini, stesso discorso non vale per molti altri. I giovani vicini al capogruppo a Bruxelles Brando Benifei, ad esempio, fuori dal Parlamento, potrebbero andarsene altrove. Stesso discorso vale per le sardine di Mattia Santori, che certamente non possono condividere la casa con i renziani. Tutti mondi che potrebbero essere assorbiti da un M5S, ormai punto di ritrovo per gli amanti della falce e martello. Il vento giallo affascina e non poco anche gli ambienti vicini all’ex governatore Nicola Zingaretti. Quest’ultimo, se messo all’angolo, andrà via. Una vittoria di Stefanodividerebbe pure i centristi. Dario Franceschini, considerato il passato del viceré di Bologna, ad esempio, verrebbe rottamato. La sua rete di potere, certamente più debole rispetto a qualche anno fa, dovrà trovare altri lidi per sopravvivere. Stesso discorso vale per il coordinatore Enti Locali Francesco Boccia. Dove si posizionerà qualora dovesse perdere Elly? Quest’ultimo ha non pochi estimatori fuori dal perimetro dem. La rivoluzione annunciata da Bonaccini, quindi, potrebbe finire col diventare autoflagellazione. I lettiani sconfitti dove troveranno riparo? Lo stesso futuro del segretario uscente è incerto. Tutti immaginano un repentino ritorno nell’ateneo parigino. La politica, però, è una malattia incurabile, come diceva qualche filosofo. Enrico lascerà, senza far nulla, la poltrona? Gli stessi fedelissimi del vertice dovranno ricollocarsi. La sempre presente Debora Serracchiani, forte a Roma e debole sui territori, potrebbe restare senza poltrona. Stesso discorso vale per una Malpezzi qualunque. Ecco perché qualcuno, come il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, sembri già stia lavorando a un piano b, il partito del lavoro. Non è detto, comunque, che la salvezza passi per un nuovo simbolo, soprattutto se già esiste un soggetto che rappresenta quelle istanze, come il M5S dell’avvocato .

Se vince Schlein

L’exploit di Elly certamente è più difficile rispetto a quello di Stefano. La sua discesa in campo, però, ha già generato effetti inimmaginabili fino a qualche mese fa. Nessuno, ad esempio, avrebbe neanche pensato che Pina Picierno lasciasse Area Dem per sposare una nuova causa. Non è l’unica. Diversi, i centristi vicini a Franceschini, che sentendo puzza di sconfitta, cercano di riposizionarsi. Caso clamoroso quello di Piero Fassino, che addirittura crea una mozione ad personam (Iniziativa Democratica). Decisione, però, che non piace in partenza agli ex amici Ds. Bersani e D’Alema certamente non sono entusiasti di sottostare agli ordini del Guerini di turno. L’incubo di trovarsi sotto lo schiaffo dei fedelissimi del giglio è davvero dietro l’angolo. Il designato, d’altronde, già parla di alternanza nelle regioni rosse. Verbo, che fino a qualche anno fa, era blasfemia nelle sacre stanze del Nazareno.

Il possibile ritorno

Da Zingaretti a Bettini, fino al baffino, sono tanti a temere che la vittoria di Stefano possa facilitare il ritorno del vecchio capo, Matteo Renzi. Diversi i trombati delle ultime politiche che chiedono vendetta. Marcucci, Lotti, Cirinnà e Fiano ne sanno qualcosa. Chi non dorme tranquillo è l’attuale inquilino del Nazareno. “Stai sereno” è difficile da dimenticare. L’ex premier, d’altronde, è maestro nel saper creare imperi dal nulla. Molti coloro che parlano già di partito alla Macron. Per tale ragione, non è stupido chi pensa che nel 2024, anno delle europee e quindi della fine della diatriba tra le opposizioni, il Pd potrebbe non esistere. Stiamo parlando, d’altronde, di una forza che è al minimo storico, che perde tesserati ogni giorno e che adesso rischia di trovarsi addirittura senza la pluralità che l’ha contraddistinta. Il partito dell’uno vale uno, come diceva il vecchio motto grillino, oggi, non è il M5S, ma la creatura pensata daVeltroni. Le mozioni non esistono più. I personalismi e gli individualismi prendono il sopravvento, in un soggetto caratterizzato da tanti conti Ugolino, pronti a mangiarsi il vicino.

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