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di Edoardo Sirignano -


Operazione sottomarino. Non stiamo parlando di Putin, né del prossimo film di James Bond. Si tratta, invece, del “piano” di due grandi protagonisti della politica italiana, ovvero Matteo Renzi e Luigi Di Maio, per risollevare un centrosinistra al minimo storico. I nomi in voga al Nazareno, come Bonaccini, Schlein e compagnia bella, più di qualche trafiletto sui giornali non riescono a ottenere. Ecco perché il congresso del Partito Democratico non può restare nelle solite stanze, nelle classiche chat o come dice qualcuno ristretto alla solita “setta”, dove il Bettini di turno interviene dalla Thailandia. Bisognerà allargare la platea sia a chi è stato cacciato, sia a chi è in cerca di una nuova vita.

La rivincita del giglio

La vera novità, in un contesto laddove non si intravedono grandi leader emergenti, quindi, potrebbe essere ancora una volta Matteo. Dopo essere sopravvissuto a Milano e aver salvato i suoi in Toscana, l’ex presidente del Consiglio vorrebbe tornare a casa. Il primo amore non si scorda mai. La strategia è tenersi lontano dai riflettori per rientrare, in punta di piedi, in un Pd rinnovato, senza 5 Stelle e probabilmente con un nome diverso. A parte la sinistra, che non molla, il fallimento lettiano crea praterie in quell’elettorato cattolico e moderato che non si riconosce nella destra. Il patto di centro con Calenda è lo strumento giusto per acquisire la fiducia di un mondo senza particolari riferimenti. La svolta progressista del pentastellato Conte è più di un semplice segnale per quelli della Leopolda, pronti a cambiare look o meglio ancora affrontare la loro quarta vita di centrosinistra. Nella terza repubblica, infatti, non esiste più giolittiano del leader di Italia Viva.

La “cazzimma” del viceré

L’unico, però, ad aver scoperto il piano dell’ex premier è Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania, nel rimpasto post-elezioni, vuole recuperare chiunque, pur di frenare l’avanzata dell’ex sindaco di Firenze. Il viceré dei lanciafiamme sa bene che questo è il momento propizio per organizzare una marcia su Roma, guidata dal rampollo Piero. Ostacoli, tra le macerie di un Pd distrutto dalla batosta elettorale, non ne intravede. L’unica minaccia è il solo giglio di Firenze. Non serve, quindi, perdere tempo. Altrimenti la scalata dei toscani sarà inarrestabile. Il primo attacco ai renziani deve partire da Napoli. Nel rimpasto di Palazzo Santa Lucia, secondo voci, potrebbe saltare l’assessore di Iv Nicola Caputo. Per la casella libera circolano due opzioni. La prima vede protagonista Sandra Lonardo, moglie del sindaco di Benevento Clemente Mastella, mentre la seconda punta alla promozione a sorpresa di un rappresentante di Impegno Civico.

Giggino come Lazzaro

Napoli è una città, dove si muore e poi si rinasce. Luigi Di Maio lo sa bene. Per tale ragione, non vuole andare di fretta e buttarsi in operazioni a capofitto modello Tabacci. Intende, al contrario, ragionare e prendere tempo, magari mandando avanti qualcuno dei suoi come la fedelissima Valeria Ciarambino. Quella che De Luca definiva, in modo poco garbato, “la chiattona”, potrebbe sancire l’accordo del futuro, ovvero il patto dell’ape: il ministro degli Esteri intende sfruttare le truppe cammellate di Pastena e Mariconda per rientrare di nuovo nelle stanze della capitale che contano. Allo stesso modo, Vincenzo sa bene che avere il favore dei 5 Stelle ribelli vuol dire indebolire Conte, il vero incubo, a parte Renzi, per la scalata di De Luca al Nazareno.


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