Primo Piano

Pensioni e attese. La grande protesta dei camici bianchi

di Maurizio Zoppi -

ORAZIO SCHILLACI MINISTRO DELLA SALUTE


Servono soldi e ricerca per la medicina italiana. E questa non è una notizia. A lanciare l’ennesimo grido di allarme è Mario Sabatelli, Direttore Centro Clinico “NeMO-Fondazione” al Gemelli di Roma e Presidente Commissione Medico Scientifica di AISLA, a margine dell’evento “Voce alla SLA” nella Capitale. I numeri forniti dall’organizzazione Ocse non sono molto incoraggianti: nello Stivale mancano 30mila medici e la spesa pubblica pro capite in sanità si ferma a 2.800 euro contro gli oltre 5.800 della Germania e i 4.200 della Francia. Per colmare questa carenza dovrebbero essere investiti 30,5 miliardi di euro, tenendo conto che l’Italia ha un maggiore bisogno di personale sanitario a causa dell’età media più alta della popolazione. Mettendo in conto i circa 12mila medici che vanno in pensione ogni anno, dovrebbero essere assunti almeno 15mila professionisti ogni anno per i prossimi 10 anni. Obiettivo difficile da raggiungere vista la “carenza di mission” di cui soffre la Penisola. Nel frattempo il governo Meloni ha avuto l’idea di alzanre l’eta pensionabile sino al 2026 dagli attuali 70 anni ai 72. Esiste una proposta già pronta in due emendamenti a firma di Noi moderati e Lega, nel Milleproroghe che sarà votato nei prossimi giorni. La stessa proposta aveva subito un ko durante la discussione, in merito alla legge di bilancio lo scorso ottobre. Tempo fa era stata presentata, proprio da FdI, ma adesso la Lega con il partito di Lorenzo Cesa, ha presentato un testo più articolato che coinvolge tutte le altre professioni sanitarie nell’innalzamento dell’età di uscita. Proposta che non pare sia stata condivisa dai medici ospedalieri che tagliano “carne ed ossa”. La Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) la vede diversamente: “Se l’intento è quello di colmare la carenza di personale, è una misura inefficace“, ha commentato il presidente Filippo Anelli, sottolineando come il problema principale da risolvere sia “l’attrattività del sistema”. Servono riforme strutturali: “Far lavorare i medici oltre i settant’anni non può diventare la normalità“. Se invece l’obiettivo “è quello di dare una boccata d’ossigeno al sistema, nell’attesa che arrivino i nuovi specialisti e medici di medicina generale che si sono formati grazie all’aumento delle borse, la misura può avere senso”, dice, ma non può essere più di un “tampone”. Altrimenti è solo una “politica miope” che non risolve il problema e complica l’ingresso nel mondo del lavoro e aumenta l’età media dei medici italiani. Ritornado a cifre e numeri: il rapporto Ocse 2022 ‘Health at a glance’ pone l’Italia al primo posto in Europa in questa voce: “il 56% della categoria ha più di 55 anni”. Per l’Intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria: “La norma sul pensionamento dei medici e dirigenti sanitari a 72 anni è uscita dalla porta e rientrata dalla finestra. Ci impegneremo per evitare alla categoria questo ulteriore schiaffo. Errare è umano, perseverare è diabolico”, commentano: “L’ossessione di riproporre una norma inaccettabile la dice lunga anche sull’incapacità di trovare soluzioni strutturali alle criticità del nostro sistema sanitario, che vive nella totale assenza di programmazione”. Inoltre per i medici: “In questo modo si aprirà una frattura difficilmente sanabile tra parti sociali e governo, che porterà a uno stato di agitazione della categoria in mancanza di risposte esaustive alle criticità strutturali della sanità pubblica”. A questo si aggiunge la ciliegina sulla torta: pare che nonostante i 7,1 miliardi di euro stanziati dal Pnrr per la sanità, la mancanza di personale non potrà essere risolta dai finanziamenti europei. Il decreto ministeriale “77” riforma la sanità territoriale italiana, con l’introduzione dei distretti sanitari e delle case di comunità per ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso e migliorare l’assistenza al cittadino, ma non risolve le preoccupazioni delle Regioni sulla mancanza di fondi per le nuove assunzioni. E in questo vortice di polemiche al vetriolo arrivano puntali le dichiarazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Per il medico la parola d’ordine è rinnovare. “Sulle liste di attesa bisogna fare un’operazione che non è solo economica, bisogna razionalizzare: ci sono persone che fanno esami inutili ed altre costrette ad aspettare lungamente. Ci vuole un modello organizzativo diverso e cercare l’appropriatezza” afferma alla presentazione “Diamo voce alla Sla”. Inoltre, ha aggiunto, “è fondamentale la ricerca e ci sono importanti fondi europei spesso poco utilizzati. Dobbiamo essere attenti alle possibilità che ci dà l’Europa. Credo che l’innovazione tecnologica sia fondamentale perché ci permette di avere tante opportunità, però deve essere uno strumento per ridurre le diseguaglianze anche nel campo della sanità. Una nazione moderna come la nostra, deve guardare anche all’Europa. Ci sono tantissime opportunità e noi investiamo più in fondi di quello che ricaviamo, quindi va fatto anche un cambio di mentalità. Con l’eccellenza di ricercatori che abbiamo in Italia – ha concluso Schillaci – possiamo anche prendere fondi esteri”.

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