Pentito confessa omicidi e “rapporti” con l’Inter: altri sette arresti
La ’ndrangheta e gli ultras avrebbero controllato non solo parte della distribuzione dei biglietti delle curve di Inter e Milan, ma anche la gestione di alcuni parcheggi comunali attorno a San Siro, pagando tangenti. Lo fanno emergere le indagini dell’antimafia di Milano che approfondisce anche fatti di usura con tassi d’interesse, così scrivono i Pm nella richiesta di arresto a carico di sette persone, fino allo stratosferico picco dell’803% a favore del clan Bellocco. Il capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, assassinato nel settembre 2022 da Andrea Beretta, che lo scorso settembre uccise un altro ultrà dell’Inter, Antonio Bellocco, rampollo di un clan calabrese di Rosarno, prima di pentirsi e dare il via a una nuova fase investigativa punteggiata di numerosi arresti nelle ultime settimane; Boiocchi appunto, per guadagnare “tra i 100 e 200 mila euro” avrebbe minacciato di morte Mauro Russo, già capo della curva Nord ed ex socio di Paolo Maldini, cognato del fratello Aldo, e Bobo Vieri nella società Go Old 50 – i due ex campioni di Milan e Inter sono estranei alle accuse -, ritenuto il presunto mediatore nell’affare parcheggi attorno allo stadio. A chiamare in causa Russo, 67 anni, è stato Beretta. L’altro giorno su ordine del Gip Domenico Santoro, Russo è finito ai domiciliari, assieme a Carmelo Montalto, 49 anni. Le accuse a vario titolo ipotizzate dai Pm antimafia Paolo Storari e Sara Ombra, sono di usura, estorsione e false fatture, e coinvolgono altre cinque persone finite in carcere: il palermitano Francesco Intagliata, 45 anni, e i calabresi Filippo Monardo, di 50, Giuseppe Orecchio, di 36, Davide Scarfone di 39 e Domenico Sità di 43 anni. Mauro Russo e il re dei parcheggi Gherardo Zaccagni, ristretto ai domiciliari lo scorso settembre, in una intercettazione telefonica si dicono: “Quando buttano giù lo stadio, ancora peggio. Gli abbonamenti non devono più costare 250 euro, se vuoi mettere la macchina devi pagare 1000 euro, perché anche gli altri vogliono metterla”. Russo e Zaccagni che gestivano i parcheggi dell’Inter e del Milan, puntarono anche all’Ippodromo. I Pm dicono anche grazie al pagamento di mazzette, come spiegherebbero i pentiti, nell’inchiesta “Doppia curva” che sta mettendo a rumore il mondo Inter e Milan. Il pentito Beretta si autoaccusa e chiama in causa Giuseppe (detto Pino), Caminiti, capo ultras interista, oltre a Mauro Russo, accusato della presunta estorsione a carico di Zaccagni. Emerge dalle indagini la ipotetica saldatura ultras-mafiosi, tant’è che a Zaccagni venne detto di pagare “per evitare problemi con la curva”. Il Procuratore antimafia Sandro Viola afferma che era il modo per “garantirsi una sorta di «tranquillità ambientale»”. Mauro Russo è fratello di Aldo, cognato di Maldini che nel 2023 vide interrompersi il rapporto di lavoro con il Milan su input del presidente, Paolo Scaroni. Ma Zaccagni, che fu arrestato lo scorso autunno, ai magistrati ha riferito che fu Mauro Russo a consigliargli di avvalersi della collaborazione di Caminiti per ottenere la protezione di “quello di San Luca”, Giuseppe Calabrò, organico alla ’ndrangheta. Ebbene, Zaccagni fa mettere a verbale che “Caminiti era estremamente introdotto nel mondo Inter. Era in rapporti di estrema familiarità con Ausilio (Piero, ds), che si occupava del mercato; con Marotta (ad e oggi presidente) e con numerosi calciatori”. Torna fuori il nome di Bellocco, ucciso da Beretta, anche per un altro arrestato, Davide Scarfone, suo presunto sodale, nell’occasione di un evento al quale partecipò anche il vicepresidente dell’Inter, Javier Zanetti. Fu “per far fare bella figura a Scarfone” a dimostrazione degli agganci dentro l’Inter. A raccontarlo è il pentito Beretta che fa mettere a verbale l’episodio del novembre 2023: “Qua avevo fatto un piacere ad Antonio Bellocco (che poi ucciderà, ndr), e chiamai il Capitano (Zanetti, ndr), perché avevo fatto fare un murales a Pioltello, ed era venuto a firmarlo. C’era proprio un rapporto di amicizia con Javier”. Sul punto il Gip Santoro nell’ordinanza di custodia scrive che “è indubbio che tale vicenda rappresenti un significativo elemento” dei rapporti Inter e ultras. Lo stesso Gip aggiunge che c’era “un rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della curva nord”, tra i quali anche Bellocco, che fu appunto ucciso da Beretta, e la “società interista”. Se l’inchiesta “Doppia Curva” avrà ripercussioni per la giustizia sportiva è da valutare. Certo è che la Juve per fatti analoghi subì ben altro trattamento, anche mediatico.
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