Esteri

Perché la Tunisia non si fida più e chiude le porte ai delegati Ue

di Eleonora Ciaffoloni -


Non passa l’Ue in Tunisia. Il governo tunisino ha negato l’autorizzazione ad entrare in Tunisia ad una delegazione della commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo. La decisione del Ministero degli Esteri tunisino è stata resa nota con una lettera – datata 13 settembre – in cui si informa che “la delegazione della commissione Afet non sarà autorizzata ad entrare nel territorio nazionale”. Dimentichiamoci quindi delle foto istituzionali e delle strette di mano che si erano viste a metà luglio scorso, quando la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si era recata in missione a Tunisi accompagnata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente dimissionario dei Paesi Bassi, Mark Rutte. La fotografia delle relazioni tra Tunisia e Unione Europea oggi è ben evidente. Il presidente Kais Saied ha fatto la sua mossa, sulla carta impedendo l’accesso di una delegazione parlamentare europea a Tunisi, ma di fatto un caso diplomatico significativo. Anche le tempistiche sono degne di una strategia che sembra ben studiata: la lettera è stata recapitata ai membri della commissione Esteri dell’europarlamento proprio nei momenti degli ultimi preparativi pre-partenza.

La visita – che in nome dei buoni rapporti avviene ciclicamente negli anni – aveva l’obiettivo di “comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d’intesa firmato dall’Ue e dalla Tunisia”. Quel Memorandum d’intesa che era stato siglato da Saied nel noto incontro con Meloni, Rutte e von der Leyen. Un patto con cui Bruxelles prometteva al Paese nordafricano, dalle finanze devastate, milioni di euro per andare proprio a stabilizzare una situazione economica a dir poco precaria, ma anche per poter delimitare e circoscrivere la gestione dei flussi migratori. Perché la Tunisia, ormai da qualche tempo, è diventata uno dei punti di partenza più battuti per la rotta del Mediterraneo e il denaro dell’Unione Europea doveva anche servire a costruire centri di accoglienza e organizzare unitamente i rimpatri. Due mesi dopo quella firma e da quelle foto sorridenti il panorama sembra cambiato – anzi, sembra lo stesso. Gli arrivi sulle nostre coste di imbarcazioni provenienti dalla Tunisia continuano senza sosta e, ad ora, ci si aggiunge la porta sbarrata di Saied ai rappresentanti Ue. Un vero e proprio schiaffo istituzionale dietro cui si potrebbe celare la tenuta di una linea scelta dal presidente tunisino per la politica estera.

Uno sgarbo che ha immediatamente portato alla reazione dei delegati pronti per la missione: “È la prima volta che un Paese blocca l’arrivo di una delegazione ufficiale del Parlamento Europeo” dice l’eurodeputato francese Emmanuel Maurel (Gauche Républicaine et Socialiste, gruppo della Sinistra), che ora chiede ai leader europei “Una risposta ferma e un sostegno sincero alla nostra istituzione”. A dare manforte, il responsabile Esteri dell’Spd nel Parlamento Europeo, Dietmar Koester, che chiede alla Commissione “di revocare immediatamente il memorandum d’intesa con la Tunisia. In nessuna circostanza può essere un modello per altri accordi con altri Stati africani”. Accordi violati e missione fallita.


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