Perché le alluvioni sono un’emergenza continua
La tematica relativa all’acqua è complessa e riguarda aspetti diversi, per questo, dopo aver “toccato” la questione siccità sempre su questo giornale, credo opportuno riflettere sull’opposto della siccità: alluvioni e rischio idrogeologico.
Le alluvioni sono l’effetto di piogge abbondanti, magari perduranti per giorni e giorni, oppure di breve durata ma molto intense , “bombe d’acqua” – fenomeni che oggi sembrano ripetersi con maggior frequenza che non nel passato a causa dei cambiamenti climatici in atto -; quasi sempre le alluvioni comportano disastri idrogeologici, frane, crolli stradali e di ponti, allagamenti di aree urbane, case ed altri edifici, aree industriali ed agricole.
Certo è che le alluvioni e le loro conseguenze non sono una novità, basti pensare all’alluvione causata dal Po nel 1951 e quella di Firenze, causata dall’Arno nel 1966, semmai la “novità” è il ripetersi di tali eventi con frequenza e nelle stesse zone, come in Emilia Romagna, ove si sono avute ben quattro alluvioni in un anno e mezzo.
Oltre la pioggia: quali sono i fattori scatenanti delle alluvioni
Le piogge sono sicuramente il fattore scatenante ma vi sono aspetti concomitanti che rendono i fenomeni disastrosi: occorre evidenziare che se la costruzione di case ed altre tipologie di edifici non fosse effettuata a ridosso di torrenti e fiumi i danni sarebbero certo minori.
Le normative su questo non mancano, le “fasce di rispetto” sulle distanze delle costruzioni dai corpi idrici sono molteplici: dal Regio Decreto del 1904, alla Legge Galasso del 1984, sino ai nostri giorni le norme si sono accumulate ma il detto “fatta la legge trovato l’inganno”, domina nel Bel Paese… a questo aggiungiamo che opere di “contenimento” dei fenomeni alluvionali sono spesso finanziate ma non realizzate, oppure lasciate incompiute, anche grazie ad un ambientalismo ideologico che non vuole un corretto intervento umano ma dice che la natura, l’acqua, vanno lasciate fare…con gli esiti visti recentemente in Emilia Romagna, in Veneto, a Cogne a Ischia, Messina… per non far torto a nessuno.
Per prevenire il ripetersi di questi fenomeni occorrerebbe che vi fosse un “piano nazionale” di opere di raccolta e contenimento delle acque meteoriche, da realizzarsi con “somma urgenza”, superando tutte le varie strettoie amministrative e burocratiche, per le quali ogni opera necessità di ”tempi biblici” per esser realizzata… utopia? No, speranza!
Se occorre tale tipo di pianificazione “strategica” non va però sottovalutata la grande importanza che ha la costante e corretta manutenzione – straordinaria e ordinaria – dei corpi idrici: dai fossi, ai torrenti, ai fiumi -nelle città la pulizia costante delle forazze.
Constatiamo però che i fossi non vengono più puliti, i sindaci non emettono più l’ordinanza annuale di pulizia dei fossi, a carico di ogni proprietario dei terreni; se la emettono nessuno ne controlla più l’esecuzione… peggio ancora i fossi vengono intubati… dopo un po’ i tubi si interrano e l’acqua… va dove vuole. I greti e gli alvei dei torrenti e dei fiumi non sono gestiti, i tronchi caduti in acqua non vengono rimossi…gli uffici dei vari enti preposti sono pieni di “impiegati” dietro le scrivanie ma quasi nessuno è “impiegato” nei lavori di manutenzione: “pala e piccone” pesano.
Nel mentre tutti Noi, compreso il sottoscritto, ci riempiano di orgoglio per l’intelligenza artificiale non dedichiamo intelligenza e muscoli (parlo evidentemente in metafora) a pretendere da Noi stessi (un Noi che comprende dai politici ai legislatori, agli amministratori, ai singoli cittadini) impegno, a fatti e non a parole, per la Custodia del Creato, che non si fonda sui bei discorsi ma su azioni concrete. Se non si passa, in tutta fretta, a questa prospettiva parleremo, inevitabilmente, alla prossina alluvione, dei danni, dei fenomeni estremi… di quanto andava fatto ma non è stato fatto… chi è causa del Suo mal pianga se stesso…
A monte di tutte queste “inadempienze” certamente vi sono le carenze indicate ma, ancor più, credo che occorra “lavorare” su due fattori, apparentemente distanti ma invece convergenti: la legalità ambientale – su questo le Guardie Ambientali Volontarie Custodi del Creato potrebbero dare una buona mano – che va garantita, senza se e senza ma; fondamentale, poi, la messa in atto di una corretta educazione/informazione ambientale, dei giovani e degli adulti, che non ceda spazio all’ideologia, al movimentismo, ma che si fondi sull’oggettività, che viene dalla scienza e dalla tecnologia, Su questo un grande ruolo potrebbero averlo i mezzi d’informazione …se non perdessero tempo a parlarci di Greta Thunberg.
A cura di ROBERTO LEONI, Presidente Emerito Fondazione Sorella Natura e Amici del Creato – FSN
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