Economia

Perché Noi Rischiamo la Recessione

di Giovanni Vasso -

ALFREDO MANTOVANO POLITICO GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO RAFFAELE FITTO MINISTRO


Ci sarebbe da scomodare la buon’anima di Mario Brega. Quest’Ue po’ esse piuma o po’ esse ferro. Se, da una parte, il governo incassa la proroga di un mese per la verifica dei target e, dunque, ottiene un po’ di respiro rispetto alle scadenze del 2022, dall’altra arriva la stangata, da parte della Commissione, su alcuni progetti che a Bruxelles non sembrano piacere troppo. Tra questi, il rifacimento dello stadio Artemio Franchi di Firenze, il progetto del Bosco dello Sport a Venezia. E poi le decisioni in materia di portualità e sulle reti di teleriscaldamento, che andranno riviste. Nel frattempo, la Corte di Conti, dopo aver sancito l’estrema vitalità del settore edilizio e stigmatizzato il rischio di saturazione per il comparto, ufficializza i ritardi che, a fine 2023, riguarderanno fondi per ben quindici miliardi di euro.

Chigi esulta

Una nota ufficiale che arriva da Palazzo Chigi dà notizia dell’accordo raggiunto tra il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, la task force Pnrr e il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni. “E’ stato concordato di prolungare di un mese la fase di assessment per consentire ai servizi della Commissione di completare le attività tecniche di campionamento e verifica, proseguendo la proficua discussione che ha già consentito di valutare positivamente la maggior parte dei target fissati per il 31 dicembre 2022”. Il governo, inoltre, ha riferito che “la Commissione ha convenuto di estendere questa fase tenendo conto del numero e della complessità dei 55 Milestones e Target previsti” e che “ha sottolineato il proprio apprezzamento per tutte le azioni intraprese dal governo, che hanno già consentito di attestare significativi progressi verso il positivo raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi fissati alla data sopracitata”. Ma c’è un problema. Anzi, tre.

Anche i migliori sbagliano

Anche i migliori sbagliano. Anche Mario Draghi, qualche erroruccio l’ha fatto. L’Ue li stigmatizza e il governo attuale non li nasconde: “Sono oggetto di ulteriore approfondimento tre misure che erano state approvate dal precedente governo. Le concessioni portuali, per le quali la Commissione ritiene necessario un ulteriore approfondimento, proponendo di limitarne la durata massima, così come stabilito dal Decreto inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022. Le reti di teleriscaldamento, per le quali la Commissione ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi, selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022. I Piani Urbani Integrati, approvati il 22 aprile 2022, per i quali la Commissione ha contestato l’ammissibilità degli interventi relativi al Bosco dello Sport di Venezia e allo stadio Artemio Franchi di Firenze”. L’esecutivo Meloni non intende, però, abbandonare questi progetti a loro stessi: “Il governo fornirà ulteriori elementi a sostegno dell’ammissibilità di tutti questi interventi, in particolare quelli previsti nei Piani Urbani Integrati di Venezia e Firenze”. Quindi la promessa di continuare “a lavorare in modo costruttivo con la Commissione Europea per garantire il positivo completamento delle attività di valutazione”.

I conti della Corte

La Corte dei Conti ha snocciolato i numeri del Pnrr nella relazione presentata al Parlamento. Centrati tutte le 55 milestone per il 2022, sulla parte burocratica delle riforme, l’Italia corre spedita. È sul tradurre in realtà i progetti che ci si perde. Se, per il 2022, le amministrazioni locali hanno speso risorse per 23 miliardi (12% del piano), c’è il rischio che quest’anno maturino ritardi. Ciò sarebbe dovuto alle modifiche alla programmazione previste nell’ultima Nadef. Rispetto al cronoprogramma iniziale, si parla di ritardi per 15 miliardi. Ma è prevista un’accelerazione che si compirà tra il 2024 e il 2025, quando è previsto il piccolo di spesa e saranno spesi almeno 45 miliardi all’anno. “Le risorse utilizzate sono associabili a 107 delle 285 misure previste, di cui 2 riforme e 105 investimenti. L’accelerazione rispetto al cronoprogramma, che prevedeva nel triennio 2020-2022 un livello di spesa sostenuta di 20,4 miliardi, è dovuta sostanzialmente alla misura dei crediti d’imposta del piano Transizione 4.0 relativi ai beni strumentali innovativi e alle attività di formazione, nonché all’intervento di rafforzamento dell’ecobonus-sismabonus; in entrambi i casi si è registrato un livello di spesa molto più elevato di quanto previsto”. Ma non va tutto così bene, purtroppo.

UNA MISURA SU DUE È IN RITARDO

Secondo i magistrati contabili, le aziende edili che vivono un momento di grazia potrebbero presto trovarsi davanti allo scoglio della saturazione con la necessità di dover reperire nuova manodopera che, per il momento, non c’è. Per gli imprenditori le brutte notizie non sono finite. Perché, ad oggi, solo il 70 per cento delle risorse impiegate sono state trasferite alle imprese. “Oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostra ritardi o è ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti”. Ecco, questo è l’aspetto più preoccupante. L’Italia non può permettersi né ritardi né passi falsi. Intanto, un altro allarme arriva dal personale degli enti locali. Secondo la Corte dei Conti, infatti, assumere nuove risorse precarie non giova alla causa. Tutt’altro. “Le modalità di reclutamento del personale dedicato al Pnrr con formule non stabili hanno fatto emergere non poche difficoltà, per le amministrazioni, nel garantire la continuità operativa delle strutture”

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