Attualità

Perché uccidere una mamma orsa quando è l’uomo che ha sbagliato?

di Alberto Filippi -


Ci sono storie che si ripetono, sempre uguali a sé stesse, con un copione amaro: l’uomo invade, provoca, si fa male, e l’animale paga il prezzo più alto, stavolta è toccato ad un’altra mamma orsa. È accaduto di nuovo, questa volta in Romania, dove un motociclista italiano ha pensato di trasformare l’incontro con una mamma orsa in un video spettacolare per i social.

L’ha stuzzicata, l’ha avvicinata oltre ogni limite di prudenza, ha sfidato la natura come fosse un parco divertimenti. Ma la natura non è un set da reality: è un luogo dove l’istinto di difesa è una legge inviolabile. Quando l’orsa si è sentita minacciata, ha fatto ciò che qualunque madre farebbe: ha protetto il suo cucciolo e il suo territorio. L’epilogo per l’uomo è stato tragico, certo. Ma la vera assurdità è arrivata dopo, quando le autorità rumene hanno deciso che l’orsa dovesse essere abbattuta. Come se fosse lei la colpevole, come se la colpa di un comportamento umano irresponsabile potesse cancellare il diritto di un animale a vivere e a crescere i propri piccoli.

Se si stabilisce che una porzione di habitat debba essere riservata agli orsi, non si può pretendere che l’orso si comporti come una mascotte ammaestrata. Non si può ignorare che un predatore selvatico, messo all’angolo e provocato, reagirà con l’unica risposta che conosce: la difesa. E non si può continuare a trattare la natura come un palcoscenico da colonizzare per un selfie o un reel da esibire in rete.
In questa vicenda è stato l’uomo a sbagliare due volte. La prima, per l’arroganza di sfidare un animale selvatico credendo di esserne padrone. La seconda, per avere costretto un cucciolo d’orso a crescere senza la madre, condannandolo probabilmente a una morte lenta di fame o di stenti.
Chi oggi si indigna dovrebbe fermarsi a riflettere su una domanda tanto semplice quanto scomoda: perché uccidere una mamma orsa, quando è l’uomo ad aver dimostrato di essere due volte demente?


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