Economia

Pessimismo di Stato

di Giovanni Vasso -


Pessimismo di Stato. Gli italiani non hanno troppa fiducia nel futuro e, anzi, adesso hanno più paura di ieri. In cima alle preoccupazioni dei cittadini c’è la salute ma cresce il numero di chi teme di perdere il lavoro, di chi ha paura di un’altra stangata sulle bollette, chi ha paura di un’ulteriore escaltion dei conflitti internazionali. A unire la maggioranza assoluta degli italiani è la sfiducia nell’economia o meglio, la percezione di vivere un’epoca in cui si sta peggio rispetto al passato.
I dati del Rapporto Eurispes parlano chiaro. E non ammettono troppi giri di parole. Il 53,8% dei cittadini vede che l’economia sta andando male. Per il 27,7%, le cose stanno andando “lievemente peggio” rispetto a prima. Secondo il 26,1% degli intervistati, però, le condizioni economiche attuali sono nettamente peggiori rispetto al passato. Solo il 18,4% ritiene che non sia cambiato granché mentre una risicatissima percentuale di italiani, soltanto l’1,3%, pensa che le cose siano “nettamente migliorate”. Insomma, l’Italia delle famiglie è pessimista.
Stando all’analisi dell’Eurispes, a pesare sull’umore degli italiani è stata principalmente la pandemia. In pratica, si potrebbe dividere il tempo recente in due “ere”. Prima e dopo il Covid. Oggi i cittadini si sono riscoperti più poveri, più soli e sicuramente meno ottimisti di un tempo. Il futuro fa più paura. Anche quello a breve termine: per un italiano su tre, la situazione è destinata solo a peggiorare. Dai dati emerge che lo scetticismo è più forte al Sud. Al Mezzogiorno, il 42,7% dei cittadini ha poca fiducia in una ripresa nel prossimo anno. Si tratta di una proporzione simile a quella registratasi nelle Isole, dove è pessimista il 41.6% degli abitanti. Al Centro, invece, la percentuale scende fino al 30,8%.
A corroborare la percezione di impoverimento degli italiani sono i dati che riguardano il gioco. Quella di solleticare la fortuna per sfangarla è la tentazione somma che si acuisce proprio quando le cose non sembrano andare per il verso giusto. Stando ai dati Eurispes, solo il 15,3% degli italiani non gioca mai. Poco meno dell’85%, quindi più di un italiano su otto, gioca almeno sporadicamente al gratta e vinci, la lotteria più diffusa del Paese. Ma restiamo un popolo di calciofili. E, sebbene il Totocalcio sia ormai in pensione, poco meno della metà degli italiani (47,3%) scommette sulle partite e sugli sport in generale.
Da dove nasce questa percezione di povertà? Dalla realtà quotidiana che le famiglie vivono. L’Eurispes riferisce che il 36,8% degli intervistati ha chiesto aiuto ai genitori, ai nonni, alla famiglia. Addirittura il 45,8% ha preferito rateizzare gli acquisti. Il 28,6% ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a baby sitter e badanti. Poco meno di un italiano su tre preferisce pagare in nero per pagare meno: dalle ripetizioni fino alle visite mediche e alle colf. L’evasione sta tornando alla grande. Il 14,6% noleggia i vestiti. Solo il 22,8% degli italiani, che sono notoriamente formiche industriose portate a mettere da parte quanto più possibile di ciò che riescono a guadagnare, dichiara che riuscirà a risparmiare qualcosa. Insomma, la situazione è serissima. E la religione che unisce il Paese è diventata quella del disincanto, dello scetticismo, della paura di non farcela. Pessimismo di Stato.


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